«È un’assurdità. Il presidente Vladimir Putin gode di ottima salute e sta bene». Dmitrij Peskov, il portavoce del Cremlino, smentisce seccamente che il presidente russo abbia intenzione di dimettersi il prossimo gennaio perché malato, come ha sostenuto il politologo Valerij Solovej in un’interivsta ai microfoni dell’emittente radiofonica Eco di Mosca, poi citata anche dal tabloid britannico The Sun. Solovej non ha specificato di quale «grave malattia» soffrirebbe Putin, ma dall’analisi di vari filmati in cui apparirebbe malfermo, alcuni osservatori avrebbero ipotizzato il morbo di Parkinson.
«Il presidente intende lasciare il suo incarico prima della scadenza a causa di gravi problemi di salute e le leggi in preparazione alla Duma vanno lette proprio in questa prospettiva», spiega Solovei riferendosi a due nuovi disegni legislativi presentati nei giorni scorsi alla Camera bassa su iniziativa dello stesso presidente. Il primo garantirebbe a Putin l’immunità totale a vita, non solo per reati commessi durante l’esercizio dei suoi incarichi ma anche da privato cittadino. Il secondo prevede che dopo le dimissioni ogni presidente russo diventi senatore a vita. «Il piano – dice il politologo – è che questo pacchetto venga approvato prima della fine dell’anno». Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov ha difeso i due provvedimenti definendoli in linea con il resto del mondo: «È la pratica seguita in molti Paesi ed è ben giustificata».
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Lo scenario di una dimissione anticipata getta una luce diversa sulla lettura fin qui dominante della recente riforma costituzionale, approvata con un referendum, che ora consente a Putin di ricandidarsi per altri due mandati dopo il 2024, quando scadrà quello attuale, e quindi teoricamente di rimanere in carica fino al 2036, quando compirebbe 84 anni. Se fosse vera l’ipotesi del ritiro, allora Putin avrebbe agito per evitare di trovarsi nelle condizioni di un’anatra zoppa e organizzare la propria successione in piena autonomia e libero da pressioni.
Secondo alcuni analisti russi, le dichiarazioni di Solovej troverebbero un riscontro in alcuni recenti filmati, nei quali Putin è apparso con gambe tremanti, mentre cercava di sostenersi afferrando il braccio di una poltrona. Nella stessa ripresa, il presidente russo muove nervosamente una penna tra le dita e afferra una tazza che secondo gli osservatori conteneva un cocktail di antidolorifici. Sono tutte indicazioni che fanno pensare al Parkinson. Ma secondo Solovei, Putin avrebbe una patologia ancora più grave che, se non curata in modo adeguato, potrebbe impedirgli di esercitare in pieno le sue funzioni oltre l’anno 2021. È un fatto che dall’inizio della pandemia, le misure di protezione del presidente siano impressionanti: Putin vive in totale isolamento, partecipa alle riunioni solo a distanza chiuso in un bunker senza finestre e appare raramente in pubblico.
Non è la prima volta che il politologo ed ex direttore dell’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca, allontanato nel 2019 perché considerato troppo critico del Cremlino, prefigura un ritiro dalla politica di Putin. Già nel 2016 aveva scritto su Moskovskij Komsomolets, di dimissioni del leader entro il dicembre di quell’anno e di elezioni anticipate nel 2017.