A 35 anni dall’esplosione che causò il disastro nucleare della centrale di Chernobyl in Ucraina, il reattore numero 4 torna a dare preoccupazioni. Di recente l’Istituto per per i problemi di sicurezza delle centrali nucleari (ISPNPP) di Kiev, che si occupa di monitorare la situazione della centrale nucleare, ha osservato un aumento delle reazioni di fissione nucleare nella centrale.
Quello che potrebbe succedere, se il numero delle reazioni di fissione dovesse continuare ad aumentare, è un’esplosione molto più piccola, che sarebbe contenuta dal “New Safe Confinement” (NSC), il grande “sarcofago” che dal 2016 copre il reattore esploso. Il danno principale, dovesse verificarsi un nuovo incidente, sarebbe lo spargimento di polveri radioattive all’interno della struttura, che complicherebbe il processo di smantellamento della centrale, in atto da tempo. Gli scienziati del governo ucraino stanno ora cercando di capire se queste reazioni si esauriranno da sole o se sarà necessario un intervento per scongiurare un incidente, anche se ovviamente non si parla di conseguenze paragonabili a quello che accadde 35 anni fa.
Il “sarcofago” costruito intorno al reattore un anno dopo l’incidente aveva lasciato passare l’acqua piovana, acqua che rallenta i neutroni e quindi aumenta la probabilità di uno scontro con l’uranio, quindi di generarne altri a catena attraverso la fissione del nucleo dell’uranio. In coincidenza con forti piogge, il contatore dei neuroni segnava picchi, ma poi tornava ai livelli normali. Il nuovo manto avrebbe dovuto proteggere il reattore anche dall’acqua, e così ha fatto. Fino a che in alcuni punti, i neutroni hanno ricominciato a crescere, arrivando quasi a raddoppiare in quattro anni, in corrispondenza della stanza 305/2. L’ipotesi è quella che con l’asciugarsi dell’Fcm, siano più facili gli scontri fra neutroni e atomi di uranio. Se così fosse, la reazione di fissione potrebbe accelerare anche esponenzialmente, arrivando a rilasciare energia nucleare in modo non controllato.
«È come la brace in un barbecue», spiega Neil Hyatt, chimico dei materiali nucleari presso l’Università di Sheffield, nell’articolo pubblicato da Science. «I sensori stanno monitorando un numero crescente di neutroni, segnale di una fissione», ha ribadito Anatolii Doroshenko dell’Istituto per la sicurezza delle centrali nucleari (ISPNPP) a Kiev. «Ci sono molte incertezze – ha aggiunto Maxim Saveliev di ISPNPP – Ma non possiamo escludere la possibilità di un incidente. Il numero dei neutroni sta aumentando lentamente», segno che ci vorranno anni per capire come intervenire.