Lega e Fratelli d’Italia insieme a tutti gli altri partiti sovranisti europei, dal Fidesz di Viktor Orbán al Rassemblement National di Marine Le Pen, hanno firmato la Carta dei valori europei, un documento con cui questi partiti si scagliano contro le istituzioni di Bruxelles arrivando a definirle «uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa per arrivare alla costruzione di un’Europa senza Nazioni».
Hanno siglato il documento: Lega (Italia) , RN (Francia) , FPOE (Austria), Vlaams Belang (Belgio), DPP (Danimarca), Ekre (Estonia), PS (Finlandia) ECR, PiS (Polonia), VoX (Spagna), FdI (Italia), JA21 (Paesi Bassi), EL (Grecia), PNT-CD (Romania), LLRA-KSS (Lituania), VMRO (Bulgaria), Fidesz (Ungheria).
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La nascita dell’alleanza dei patrioti punta a formare un gruppo parlamentare sovranista che potrebbe contare all’incirca su 115 deputati a Strasburgo, diventando la terza formazione dopo i popolari e i social-democratici. La riorganizzazione del campo sovranista è stata permessa dall’uscita dell’ungherese Orban dal Partito popolare europeo. Fino ad allora, Orban e il suo partito Fidesz era legati ai Républicains dell’ex presidente Sarkozy e rifiutavano l’alleanza con Marine Le Pen. Rotti gli indugi e abbandonato il PPE, Orban può adesso perseguire apertamente l’unione con Le Pen in Francia, e Meloni e Salvini in Italia.
I firmatari vogliono difendere l’idea di un’Europa «rispettosa dei popoli e delle nazioni libere», giudicando inaccettabile che «i popoli siano sottomessi all’ideologia burocratica e tecnocratica di Bruxelles che impone norme in tutti gli ambiti della vita quotidiana». Si tratta di temi da sempre cari alle forze politiche sovraniste, ma viene accantonata la retorica dell’uscita dall’Europa o dall’euro. L’obiettivo non è più distruggere l’Unione europea ma «riformarla» pesando di più sul dibattito politico, e secondo Marine Le Pen «l’accordo di oggi è il primo passo verso la costituzione di una grande alleanza al Parlamento europeo».
Non si parla più, quindi, di lasciare l’Unione europea ma di darle un altro indirizzo, opposto «al percorso federalista che la allontana inesorabilmente dai popoli che sono il cuore vibrante della nostra civiltà», scrive Marine Le Pen. La dichiarazione comune è firmata da partiti e responsabili politici che nei Paesi rispettivi sono «forze dominanti o in ascesa, e presto maggioritarie grazie alla volontà popolare», sostiene la leader del Rassemblement national. L’avversario designato è Emmanuel Macron, «il principale rappresentante in Francia dei mondialisti e degli europeisti». Il posizionamento politico di Marine Le Pen è chiaro e tutto sommato coerente in Francia e in Europa: rivale di Macron nella corsa all’Eliseo della primavera 2022, e avversaria «patriota» del presidente europeista anche a livello continentale.
La formalizzazione dell’alleanza con Marine Le Pen e Orban in funzione anti-europeista rende invece più visibile la particolare posizione della Lega di Matteo Salvini: in Italia parte del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, salvatore dell’euro e oggi più stretto alleato di Macron, e al tempo stesso in Europa parte di una nuova e rafforzata alleanza sovranista assieme a Giorgia Meloni (che invece è fuori dal governo) e che ha per maggiori avversari gli stessi Macron e Draghi. Un’incongruenza sottolineata anche dal segretario del Pd, nonché alleato di governo, Enrico Letta, che su Twitter ha sottolineato che «non si può stare allo stesso tempo con l’europeismo e con Orban. Non si può essere sostenitori insieme di Draghi e di Orban. Semplicemente, non si può».
Non si può stare allo stesso tempo con l’europeismo e con Orban. Non si può essere sostenitori insieme di #Draghi e di #Orban. Semplicemente, non si può.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) July 2, 2021