L’ipotesi, avanzata dai dirigenti scolastici e condivisa dalla struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo, di obbligare i docenti vaccinarsi non sta incontrando pareri favorevoli all’interno del ministero dell’Istruzione. Per il ministro Patrizio Bianchi «allo stato attuale non c’è, non abbiamo in mente di farlo, però c’è un fortissimo appello alla solidarietà collettiva».
Ma il report del commissario per l’emergenza Covid sulla copertura vaccinale nel mondo della scuola parla chiaro: l’85% ha ricevuto la prima dose tra insegnanti e collaboratori scolastici, mentre solo il 72% ha completato il ciclo vaccinale. Una quota considerata ancora troppo bassa, soprattutto alla luce dell’insorgere della variante Delta, che entro la fine di agosto rischia di diventare prevalente. L’obiettivo di Figliuolo portare negli hub vaccinali per la seconda dose almeno il 90% dei dipendenti scolastici. Una sfida vera e propria, considerando che di mezzo ci sono le vacanze e lo scetticismo dopo il caos su AstraZeneca ha frenato diversi insegnanti, che proprio per la prima dose avevano ricevuto il vaccino anglo-svedese.
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Il rischio concreto è che di riprendere l’anno scolastico con le aule mezze vuote. Di far di nuovo ricorso alla Dad però non vuol sentir parlare il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: «Io non prometto di impegnarmi nella battaglia per la scuola in presenza: io la battaglia la sto già facendo. Facciamola pero tutti insieme, serve responsabilità». Ma le pressioni non mancano, a cominciare dai presidi del sindacato «DirigentiScuola», che si oppongono al ritorno della Dad per settembre spingendo sull’obbligatorietà dei vaccini per chi lavora nella scuola. Netto il presidente del sindacato, Attilio Fratta: «Se una persona costituisce un pericolo sociale deve essere allontanata».
Imporre l’obbligo vaccinale però è visto dai sindacati degli insegnati e da alcuni virologi come una sconfitta, per quanto considerata l’unica soluzione efficace per garantire la sicurezza di tutti. A parlare però restano ancora i numeri, con la situazione da Nord a Sud sulla copertura vaccinale scolastica piena di buchi: come in Calabria, dove gli operatori scolastici che hanno ricevuto prima dose non va oltre il 67,15%, così come nella provincia di Bolzano dove la copertura si ferma al 61,47%. Peggio di tutti fa la Sicilia, dove la soglia si ferma al 56,42%. A queste si aggiungono la provincia di Trento, l’Umbria e la Liguria ancora sotto l’80% della copertura.