Anno nuovo, problemi vecchi. Ma non si parla più di plexiglass né di banchi a rotelle, le parole d’ordine sono altre: vaccinazione e lezioni in presenza. Ma a due mesi di distanza dalla riapertura delle scuole restano ancora molti i nodi da sciogliere e i blocchi da superare per procedere con la ripartenza in piena sicurezza. E se da un lato il ministro Bianchi assicura che «l’obiettivo è tornare in presenza», mantenendo tutte le norme anti-contagio preesistenti, a pesare è l’incognita delle vaccinazioni, sia dei giovani, ma soprattutto degli insegnanti.
Secondo la struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo non si sono ancora presentati all’appello vaccinale ben 215 mila docenti, malgrado avessero una corsia preferenziale di priorità sin dal marzo scorso. L’obiettivo, a detta del generale, resta quello di immunizzare almeno l’80% del personale docente e scolastico, ossia 180-190 mila docenti. Ma il tempo stringe e la struttura commissariale guidata da Figliuolo è al lavoro per sollecitare le regioni. «Sto riscrivendo a tutte le Regioni per incentivare con ogni mezzo le vaccinazioni a quella parte di operatori scolastici che ancora mancano – ha spiegato il commissario straordinario all’emergenza Covid – Per riaprire le scuole con meno vincoli possibili a settembre bisogna fare di più, cercando di far capire a tutti gli operatori scolastici l’importanza di vaccinarsi, non solo per se stessi, ma anche per la collettività».
Secondo le rilevazioni della struttura commissariale ci sarebbero circa otto regioni che non hanno ancora raggiunto la copertura dell’80% tra personale docente e scolastico vaccinato. Tra le Regioni più indietro vi sono Sicilia (con circa un docente su due non vaccinato), Alto Adige, Sardegna, Calabria, Liguria, Umbria, provincia autonoma di Trento e Piemonte. Tra le più virtuose, invece, il Lazio, con il 99,8% degli insegnanti vaccinati. A detta di Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola), questi ritardi sarebbero imputabili al caos e alla confusione creatasi con AstraZeneca. Nel report della struttura commissariale, nelle ultime due settimane, sarebbero stati solo 20 mila gli insegnanti che hanno aderito alla campagna vaccinale. Un numero davvero esiguo, che se dovesse rimanere tale nelle prossime settimane, non permetterebbe di raggiungere l’obiettivo dell’80% entro settembre, e di conseguenza darebbe il via a slittamenti e a una nuova ripartenza a metà.
L’incognita principale per il prossimo settembre resta, dunque, la Dad. Se non cambieranno le misure imposte dal Cts e non ci sarà l’immunità di gregge, è molto probabile che per gli studenti soprattutto delle scuole superiori si riaffacci la prospettiva delle lezioni da casa, almeno per una parte dell’orario scolastico. È una prospettiva che il governo vorrebbe allontanare con la campagna vaccinale, ma che potrebbe diventare realtà. Lo pensano in molti tra presidi e insegnanti mentre si cercano misure per garantire il distanziamento anche nelle classi più numerose.
Il Cts, intanto, ha spiegato che al momento restano in vigore le misure sul distanziamento, quel «metro tra le rime buccali» che la scorsa estate aveva scatenato ilarità oltre che preoccupazione. È questo del «metro» il problema principale per i presidi e le scuole. Mancano infatti circa 20 mila aule di dimensioni sufficienti a contenere le classi, rispettando il distanziamento. Questo ha costretto, soprattutto le scuole superiori nelle grandi città, a fare turni per tutto l’anno. La situazione non è molto cambiata: il governo ha messo nuovi fondi, ma è difficile che bastino a risolvere il problema. Quelle più numerose sono soprattutto le classi prime delle superiori e i criteri di formazione delle classi non sono stati modificati per questo nuovo anno scolastico.
Uno dei nodi irrisolti lo scorso anno scolastico è stato quello dei trasporti, che da dicembre 2020 ha costretto gli studenti delle scuole superiori a fare i turni. Quando infatti, con l’aumento dei contagi, la capienza dei mezzi pubblici è stata ridotta al 50% per le scuole è scoppiata un’emergenza nell’emergenza. Gli studenti sono stati costretti non solo a turni nell’orario di ingresso, ma anche a vere e proprie turnazioni nella presenza in classe. La situazione non è più tornata alla normalità. Ma con l’ultimo decreto sulle misure Covid il governo ha ristabilito la capienza dei mezzi all’80%. Questo, se sarà confermato, permetterà di limitare molto i turni. L’ultima parola però spetterà ai tavoli prefettizi che dovranno riunirsi e definire le regole per ogni provincia prima di settembre.