L’assessore alla Sicurezza del comune di Voghera, Massimo Adriatici, che ha sparato e ucciso Youns El Bossettaoui, 39enne di origini marocchine, sembra avesse un legittimo porto d’armi. Tuttavia l’episodio ha spinto alcuni politici a mettere in discussione le regole che permettono ai privati di detenere e portare armi da fuoco con sé, questione che era già emersa di recente per via di un altro caso di cronaca, gli omicidi avvenuti in un quartiere residenziale di Ardea.
I dati sulla diffusione di armi nel nostro Paese sono pochi e imprecisi. Nemmeno il ministero dell’Interno che per legge deve tenere traccia di tutte le armi vendute legalmente (le denunce di possesso, infatti, sono fatte a livello di questura o addirittura di singola stazione dei carabinieri, e a quanto risulta non esiste alcun database che raccoglie tutte le segnalazioni) sa quantificare il numero preciso. Uno studio del 2018 dello Small Arms Survey, un centro di ricerca con sede a Ginevra, parla di 8,6 milioni di armi registrate (e sono escluse tutte le armi delle forze dell’ordine e dell’esercito). Secondo lo studio del dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale della Sapienza in Italia ci sarebbero circa 4 milioni di armi. Queste cifre non ufficiali metterebbero l’Italia tra i paesi dove il numero di armi è più basso. In Francia e Germania, ad esempio, ci sono circa tre armi ogni dieci persone, mentre in Italia, anche utilizzando le stime più alte, si parla di meno di un’arma ogni cinque abitanti. Negli Stati Uniti ci sono più armi che persone.
Il numero di armi presenti in un paese non è comunque un buon indicatore per sapere quanti cittadini sono “armati”, perché gli appassionati possiedono solitamente più di un’arma. Un dato più preciso quindi è il numero di licenze di possesso o porto d’armi. Secondo i dati del ministero dell’Interno, al 2018 in Italia erano state rilasciate 1.315.700 licenze, in crescita del 4% rispetto al 2015. Il grosso di questa crescita è costituita dall’aumento di licenze rilasciate per uso sportivo. Nel 2018, infatti, il governo Conte I ha introdotto alcune nuove regole che ampliano le possibilità di detenere armi per uso sportivo.
Nonostante in Italia le regole siano più severe rispetto agli Stati Uniti e a molti paesi anglosassoni, comprare e tenere in casa un’arma non è poi così complicato. In sostanza, per entrare in possesso di un’arma da fuoco basta ottenere un “nulla osta all’acquisto”, che può essere rilasciato solo a persone maggiorenni e ha validità di un mese. Lo si ottiene facendo domanda alla questura, al commissariato di Polizia o alla stazione dei Carabinieri, allegando alla richiesta due documenti: un certificato di un medico legale per dimostrare di essere in pieno possesso delle proprie facoltà mentali e di non fare uso nemmeno saltuario di droghe e continuativo di alcol; e il certificato di idoneità al maneggio delle armi ottenuto dopo aver frequentato un corso riconosciuto in un Tiro a segno nazionale (non serve invece a chi ha svolto il servizio militare).
L’acquisto e la detenzione di armi da fuoco in Italia sono regolate dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS). Il “nulla osta all’acquisto” permette solo di comprare l’arma per portarla alla propria abitazione e tenerla lì. Per portare con sé l’arma in giro è necessario invece avere un porto d’armi, un libretto che vale anche come documento di identità e viene rilasciato principalmente per tre motivi: per difesa personale, per uso sportivo e uso venatorio (cioè per andare a caccia). Dato che il nulla osta dura solo un mese, gli appassionati richiedono molto più spesso il porto d’armi, che si ottiene con lo stesso modulo del nulla osta e non necessita di molti documenti in più. Per esempio, nel caso di porto d’armi per difesa personale, bisogna documentare la propria condizione di esposizione a un rischio (un volume di affari particolarmente alto, un’occupazione pericolosa in ambiti come la gioielleria).
Esistono poi altri tipi di porto d’arma che non consentono l’utilizzo dell’arma al di fuori di determinate circostanze regolamentate dalla legge. È il caso del porto d’arma ad uso caccia e di quello ad uso sport. Per quanto riguarda il primo, il cittadino che lo riceve può detenere e usare esclusivamente in determinate zone e periodi dell’anno una o più armi per andare a caccia. Per il porto d’arma ad uso sport, invece, l’utilizzo dell’arma è consentito solo all’interno della struttura dove ci si allena per una disciplina e ha misure ancora più restringenti in quanto deve essere specificato il percorso che l’arma compie per arrivare all’impianto sportivo. Cosa totalmente diversa, invece, è la detenzione di arma. Questa limita il cittadino a conservare l’arma all’interno della sua abitazione. In nessuna occasione può portarla all’esterno, non essendo il certificato di detenzione anche un certificato di trasporto.
Ecco perché le dichiarazioni di Matteo Salvini sono sbagliate e pericolose. Il leader della Lega ha dichiarato che «in possesso di un legittimo porto d’arma, la pistola può essere sempre portata con sé», specificando che in Italia ci sono circa un milione e trecentomila persone a detenere questo tipo di certificato. Ma come abbiamo visto in Italia la stragrande maggioranza dei cittadini che dispongono di un porto d’arma è ad uso caccia e/o uso sport. Nessuno di loro può usare la pistola o il fucile in dotazione lontano dagli spazi adibiti. Così dicendo, il capo politico della Lega ha al contrario suggerito che chiunque possieda un qualsiasi porto d’arma possa portarla liberamente con sé in luoghi pubblici. A quel punto, davvero, sarebbe il Far-west.