La benzina con il piombo, la vecchia Super, è finalmente sparita in tutta la Terra. L’Algeria, che era rimasta l’ultima nazione a venderla nei distributori, ha smesso a luglio. Lo ha annunciato il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, dopo una campagna durata quasi venti anni per indurre gli ultimi paesi che la utilizzavano ad abbandonarla, passando a carburanti meno inquinanti e pericolosi per la salute.
La benzina con piombo (quella che in Italia si è per lungo tempo chiamata “Super” o “benzina rossa”) era stata sviluppata nei primi anni Venti del Novecento da un laboratorio di ricerca della General Motors, negli Stati Uniti. I ricercatori avevano notato che addizionando la benzina con il piombo tetraetile si riduceva il rischio di avere detonazioni non previste all’interno dei motori, oltre a quelle indotte dalla candela, che potevano danneggiarli o renderli meno efficienti. La sostanza era però estremamente tossica: sia per chi la maneggiava nel preparare la benzina, sia per chi la utilizzava o ne inalava i gas.
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Nonostante le preoccupazioni per la sicurezza e le numerose morti avvenute nei primi anni negli stabilimenti che la producevano, la benzina con piombo fu ampiamente promossa dall’industria automobilistica e in poco tempo si diffuse in buona parte del mondo. Negli anni Cinquanta i primi studi misero in evidenza come anche i gas di scarico della benzina con piombo fossero altamente tossici. Il punto di svolta si ebbe nel 1979, quando una ricerca condotta negli Stati Uniti evidenziò un’insolita concentrazione di piombo nei denti dei bambini in età scolare, che al tempo stesso mostravano di avere problemi comportamentali e una riduzione nel loro quoziente di intelligenza. Lo studio, che avrebbe ricevuto qualche critica negli anni seguenti, fu comunque centrale nell’aumentare la consapevolezza intorno ai rischi che comportava il piombo tetraetile.
A partire dagli anni Ottanta i governi iniziarono a rivedere regole e normative per l’utilizzo della benzina con piombo, stabilendo limiti sempre più bassi per la concentrazione della sostanza nei carburanti. Norme comunitarie e nazionali permisero di abbandonare quasi del tutto la benzina con piombo in tempi relativamente rapidi in Europa. I produttori di automobili furono obbligati a produrre veicoli che utilizzassero solo benzina senza piombo (quella che viene comunemente chiamata “benzina verde”) a metà anni Novanta, mentre la distribuzione della benzina con piombo fu interrotta in Europa all’inizio del 2002 (è consentita la vendita di quantità molto limitate per particolari impieghi, per esempio nei veicoli storici).
La benzina con piombo continuava essere diffusa, soprattutto nei paesi più poveri e in via di sviluppo, compresa tutta l’Africa, dove il parco auto era più datato e non sempre era possibile una conversione ai carburanti senza piombo. Per questo l’Onu organizzò la Collaborazione per veicoli e carburanti puliti nel 2002, prefissandosi l’obiettivo di mettere fine all’utilizzo della benzina con piombo. L’iniziativa coinvolse anche le aziende petrolifere in una collaborazione piuttosto inedita con le organizzazioni ambientaliste. L’obiettivo non era semplice, considerato che all’epoca la benzina con piombo era ancora utilizzata in quasi 117 paesi in giro per il mondo.
Gli ultimi Paesi a utilizzare il piombo – Corea del Nord, Myanmar e Afghanistan – hanno fermato la vendita nel 2016. Erano rimasti soltanto Iraq e Yemen che uno dopo l’altro hanno abbandonato il piombo. Lo scorso luglio, anche le raffinerie algerine hanno esaurito anche gli ultimi stock rimasti. ma saranno comunque necessari decenni prima che si esauriscano gli effetti delle emissioni e delle contaminazioni prodotte. Una ricerca della California State University ha stimato che negli ultimi anni siano state salvate annualmente almeno 1,2 milioni di vite, comprese 125mila morti premature tra i bambini a causa di problemi cardiovascolari, neurologici e renali. Si sono inoltre ridotte le spese dei sistemi sanitari per trattare le patologie legate all’impiego della benzina con piombo.
Raggiunto l’obiettivo, ora l’Onu confida di concentrare gli sforzi per accelerare l’abbandono dei combustibili fossili da utilizzare nei veicoli, sostituendoli con soluzioni meno inquinanti e con i motori elettrici. I responsabili dell’iniziativa stimano che nei prossimi decenni saranno ancora prodotti e distribuiti centinaia di milioni di veicoli con motore a scoppio, soprattutto nei paesi in via di sviluppo e più poveri, dove non ci sono risorse economiche sufficienti né infrastrutture per l’utilizzo dei veicoli elettrici.