I colloqui sul clima della Cop28 a Dubai si sono conclusi con un accordo sui nuovi impegni condivisi a livello internazionale per contrastare il cambiamento climatico: per la prima volta i paesi sottoscrittori prendere un impegno a ridurre tutti i combustibili fossili entro il 2050. Il sultano degli Emirati Arabi Uniti e presidente della Cop Ahmed Al-Jaber ha annunciato che «per la prima volta in assoluto» nella storia delle Cop «abbiamo scritto combustibili fossili nel testo».
Il documento era stato parzialmente riscritto per includere un riferimento alla necessità di «allontanarsi gradualmente» dall’uso dei combustibili fossili (come carbone, gas e petrolio), il cui utilizzo come fonti di energia causa l’emissione di gas serra, tra i principali responsabili del riscaldamento globale. La precedente bozza aveva sollevato dure critiche perché non conteneva alcun riferimento a questo tema.
È la prima volta in 28 anni che nel documento finale di una Cop si fa menzione così esplicita di tutti i combustibili fossili. Nell’accordo approvato al termine della Cop26 tenutasi a Glasgow nel 2021 era stato menzionato esplicitamente solo il carbone. Al tempo stesso, però, «allontanarsi gradualmente» dall’utilizzo dei combustibili fossili è una formula più blanda rispetto a quella richiesta dagli attivisti ambientalisti e da un gruppo informale di paesi noto come “High Ambition Coalition” (Coalizione della grande ambizione).
Nelle ultime settimane si era parlato molto delle parole che si sarebbero o non si sarebbero usate nel documento. Riguardo ai combustibili fossili, per i paesi più ambiziosi la bozza avrebbe dovuto contenere l’espressione “phase out”, che in inglese significa “eliminare in modo graduale”. Il testo non contiene, invece, la dicitura “phase-out”, che più di 100 Paesi avevano invocato, ma chiede di «transitare fuori dai combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico».
La formulazione è più vaga della prima versione e soprattutto contiene un appello (“calls on”) più che vincoli formali per i governi, condizione che secondo vari osservatori indebolisce ulteriormente l’accordo. La transizione dovrebbe avvenire in modo da portare il mondo a zero emissioni nette di gas serra nel 2050 e seguire i dettami della scienza climatica. Per raggiungere la soglia concordata, si prevede che il mondo raggiunga il picco massimo di emissioni di carbonio entro il 2025, ma si lascia un margine di manovra a singoli Paesi come la Cina per raggiungere il picco più tardi.
Il testo segnala comunque la necessità di agire in fretta per limitare l’innalzamento della temperatura media globale oltre gli 1,5 °C. Negli ultimi giorni il presidente della Cop28 Al Jaber, che è anche l’amministratore delegato dell’azienda petrolifera statale degli Emirati, aveva detto di ritenere che non ci fosse «nessuna scienza, o scenario, che dica che l’abbandono graduale [phase-out] dei combustibili fossili permetterà di mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5 °C». Il rapporto sul clima dell’Onu del 2022 sottolinea invece che tutti i diversi scenari di emissioni future che permettono di contenere l’aumento della temperatura media globale sotto 1,5 °C richiedono un’eliminazione quasi totale dell’uso dei combustibili fossili entro il 2050.