Le dichiarazioni del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani sul rincaro della bollette di luce e gas, a cui sono seguite quelle sulle possibili azioni correttive, destano non poca preoccupazione a famiglie e imprese. Il ministro della Transizione ecologica ha puntato il dito contro i costi, anche sociali, della transizione ecologica e sul sistema Ets, pilastro della politica energetica dell’Ue, entrato in vigore nel 2015 con lo scopo di penalizzare economicamente gli impianti che emettono CO2.
Ma i rincari sono causati essenzialmente dalla ripresa dell’economia, dalle aziende che dopo il riposo forzato dettato da lunghi lockdown stanno tornando a produrre a pieno regime facendo impennare la domanda di energia: per questo il costo del gas, a principale fonte da cui ricaviamo l’energia aumenta. L’altro fattore, cioè l’aumento del prezzo dell’anidride carbonica, è invece correlato alla necessità di decarbonizzare l’economia per combattere i cambiamenti climatici. Così le aziende, in primis quelle energetiche, che producono CO2 (il gas responsabile della maggior parte delle emissioni nocive) nella Ue devono pagare per questo, comprando quote di emissioni nel sistema Ets. Il prezzo di queste quote viene aumentato gradualmente per spingere le aziende a ridurre le emissioni. Ma questo porta anche ad un aumento dei costi di produzione, e quindi delle tariffe in bolletta.
We cannot let the fear of change, the consequence of what we need to do, paralyze us. When measures have a price effect, let’s use the age-old instrument of redistribution to ensure it doesn’t affect the most vulnerable.https://t.co/6VNSi7lGFe#EPlenary #Fitfor55 #EUGreenDeal pic.twitter.com/grRkv5YotN
— Frans Timmermans (@TimmermansEU) September 14, 2021
In realtà qualche precisazione è arrivata dall’Europa. Il vicepresidente della Commissione europea, responsabile per il clima, Frans Timmermans ha detto: «Se avessimo fatto il Green Deal 5 anni fa, non saremmo in questa situazione». Per il Commissario il rialzo del prezzo dell’energia è legato all’aumento del prezzo della CO2 solo per un quinto. La verità è che sulla transizione energetica siamo in ritardo ed è proprio questo il problema.
Puntare sulle rinnovabili è quello che chiedono le associazioni ambientaliste, che spiegano come sia forte l’impatto dell’aumento del prezzo del gas e dei costi di approvvigionamento delle materie prime. «Ma davvero è la riconversione ecologica del Paese che sta facendo schizzare verso l’alto le bollette? Nulla di più falso – scrive Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, su Il Manifesto – Il peso degli incentivi dati alla produzione di elettricità da fonti rinnovabili sta scendendo: siamo arrivati a poco più di 11 miliardi di euro lo scorso anno, erano 14 fino a qualche anno fa». Tra le soluzioni per evitare il “caro bolletta”: ripulire le bollette dagli oneri impropri e «rendere più semplice la realizzazione degli impianti che producono elettricità dalle fonti pulite, a partire dal sole e dal vento, ad una velocità di installazione che dovrebbe decuplicarsi».
Ma «il governo Draghi vuole davvero avviare la “transizione ecologica” o, come sembra, la vuole bloccare?», si chiede Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia. «Il ministro della “Finzione Ecologica” Roberto Cingolani, dopo aver attaccato gli ambientalisti e straparlato di nucleare, ora sfrutta l’impennata dei prezzi del gas per far passare il messaggio che “la transizione ecologica costa”, seguito a ruota da gran parte dei media», scrive Onufrio sul sito di Greenpeace. Il direttore di Greenpeace Italia spiega l’impennata del prezzo del gas fossile con la ripresa dell’economia, rimbalzo post Covid, e con una «contestuale riduzione delle forniture dalla Russia, non si sa se per ragioni tecniche o se legate alla polemica sul gasdotto Nordstream, che dovrebbe aggirare l’Ucraina con evidenti mire politiche. È salito anche il prezzo della CO2, ma le ricadute di questo aumento sono marginali su quello che sta accadendo, dato che questa situazione dipende dal prezzo del gas in Europa». «Di certo – prosegue – c’è che il prezzo del gas, e dunque dell’elettricità prodotta con questo combustibile fossile, è schizzato alle stelle. Ma, va ricordato, il prezzo della componente energia influenza le bollette per circa il 50%. In Italia le rinnovabili, dopo un breve momento di boom, sono state “frenate” proprio perché avevano invaso quote di mercato che erano coperte dalla produzione di elettricità da gas fossile». Insomma,per ridurre i gas serra dovevamo andare più veloci sulle rinnovabili mentre «da circa dieci anni, andiamo a rilento».