C’è l’accordo dei grandi, ma trovare la quadra sul clima e sulle azioni tempestive da mettere in atto sarà difficile: il Pre-Cop26 che si è svolto a Milano ha gettato le basi, sollevando problemi e offrendo soluzioni, per la Cop26 di Glasgow (31 ottobre al 12 novembre). I 50 ministri dell’Ambiente concordano: «Occorre fare di più per mantenere il riscaldamento sotto 1,5 gradi, aumentare gli Ndc (gli impegni degli Stati per la decarbonizzazione, ndr), garantire il fondo per il clima da 100 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo e andare avanti con il libro delle regole (Rulebook) sull’Accordo di Parigi», come ha detto il presidente della Cop26 Alok Sharma.
L’Italia ha supportato il Regno Unito organizzando la settimana di lavori che apre un mese di appuntamenti per il clima. Quello di Milano è stato un appuntamento preparatorio al vertice vero e proprio che si terrà a Glasgow ai primi di novembre. Per la prima volta, al vertice dei governi si è accompagnato Youth4Climate, conferenza riservata ai giovani da cui sono emerse una serie di proposte. Quattrocento giovani da ogni parte del pianeta si sono confrontati per tre giorni per cercare di porre rimedio agli effetti del surriscaldamento globale.
Soddisfatto il padrone di casa, il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani. «Nessun futuro per gli investimenti sui combustibili fossili», promette Cingolani. Il ministro ha spiegato che si cercherà di disincentivare «qualsiasi investimento in ricerca ed estrazioni di fossili, anche se è impossibile raggiungere subito zero investimenti, perché la transizione implica che per un certo lasso di tempo ci sarà coesistenza tra rinnovabili e fossili. Ma la strada è ben chiara». L’Italia, a oggi ultima nel G7 quanto a elargizioni, vuol fare la propria parte. «Ho proposto di raddoppiare il nostro contributo e ne ho parlato anche con il presidente del Consiglio Mario Draghi. L’annuncio ufficiale spetta a lui, ma sono fiducioso che entro Glasgow la decisione arriverà. Ormai non credo che possiamo sottrarci dal compiere un’azione di questo livello», ha aggiunto Cingolani.
La transizione ecologica necessita di tempi e modalità differenti per ognuno dei quasi duecento paesi sul planisfero. Richiede fondi, consapevolezza, una visione nuova sulla crisi climatica. Vanessa Nakate, l’attivista ugandese comparsa spesso al fianco di Greta Thunberg nella cinque giorni milanese, ha sottolineato che servono sussidi a fondo perduto, non prestiti. Anche perché, ha rimarcato, l’Africa produce solo il 3% delle emissioni, ma è il continente che ne subisce più di ogni altro le conseguenze dei gas serra.
La finanza climatica, che ha come obiettivo quello di destinare 100 miliardi di dollari per il sostegno delle politiche di adattamento e di mitigazione nei paesi in via di sviluppo, è l’altro grande tema che ha tenuto impegnati ministri e inviati per il clima alla Pre-Cop26. Per il presidente del Consiglio Mario Draghi è «un imperativo morale sostenere economicamente la transizione dei paesi più vulnerabili», mentre John Kerry, inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, si è detto «certo che i fondi saranno trovati». Oltre a «incoraggiare gli stati a fare di più», ha chiesto il coinvolgimento di investitori privati. All’appello mancano ancora 30 miliardi di dollari.
Questi 100 miliardi erano stati ipotizzati per la prima volta nel 2009 dall’allora segretaria di Stato statunitense Hillary Clinton per mantenere vivo il negoziato dopo il fallimento alla Cop 15 di Copenaghen. L’impegno è stato poi confermato con l’Accordo di Parigi. Oggi raggiungere questa cifra è un obiettivo fondamentale per il successo dell’incontro di Glasgow. I segnali sembrano incoraggianti. Il presidente Joe Biden ha promesso di aumentare da 5,7 miliardi a 11,4 miliardi di dollari il contributo degli Stati Uniti a questo fondo, al fine di rendere gli Usa «leader nella finanza internazionale per il clima».
Alla Pre-Cop26 di Milano è spettato il compito di preparare le decisioni che saranno adottate alla Cop26 di Glasgow. Questa sarà la conferenza sul clima più importante dopo quella di Parigi del 2015, la Cop21. Nella città scozzese, i 197 Stati firmatari dell’Accordo di Parigi dovranno presentare i loro nuovi impegni di decarbonizzazione (National Determined Contributions, NDC), che aggiornano quelli presi a Parigi 6 anni fa. Gli NDC dovevano essere rivisti dopo 5 anni, ma l’anno scorso la Cop di Glasgow è stata rinviata al 2021 per il Covid.