Il conto alla rovescia per venerdì 15 ottobre, quando per milioni di italiani – dipendenti pubblici, privati e autonomi – entrerà in vigore l’obbligo di Green pass sui luoghi di lavoro è iniziato. In queste ore, tuttavia, si delineano alcune criticità. Da Trieste i portuali non arretrano e rilanciano paventando il rischio che il blocco si estenda ad altri porti italiani, da Genova a Gioia Tauro. «C’è preoccupazione per il 15 perché è un passaggio delicato ma la stessa che abbiamo avuto nei mesi scorsi», ha riconosciuto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
Oltre l’80% delle persone vaccinabili in Italia ha completato il ciclo e, dunque, è in possesso del Green pass. A Trieste, invece, secondo quanto afferma il portavoce dei portuali, Stefano Puzzer, «il 40% dei portuali non è vaccinato». Ovvero una percentuale doppia rispetto a quella dei non vaccinati over 12 a livello nazionale. Nonostante il Viminale con una circolare abbia raccomandato all’imprese «di mettere a disposizione del personale sprovvisto di Green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti», e precisando che gli operatori economici «potranno valutare, nella piena autonomia, ogni possibile modalità organizzativa ai fini dell’acquisizione del Green pass da parte dei dipendenti sprovvisti», il portavoce dei portuali di Trieste, Stefano Puzzer, all’Huffington Post ha annunciato il blocco in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo del Green pass per l’accesso al lavoro, prevista venerdì 15 ottobre. «L’unica apertura che possono avere nei nostri confronti è togliere il Green pass – ha sottolineato -. Il blocco di venerdì è confermato, oggi ci saranno sorprese perché non si fermerà solo il porto di Trieste. Anche quello di Genova? Non mi fermerei a quello di Genova, quasi tutti i porti si fermeranno».
Ma il fronte della protesta dai porti si allarga alle autostrade. «Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza il Green pass e questo verrà invece imposto alle imprese italiane – fa sapere il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè – stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion. Ci auguriamo di no, ma ne stiamo discutendo». A fargli eco l’associazione nazionale di categoria degli autotrasportatori, Assotrasporti, unitamente a Eumove, associazione paneuropea per la mobilità: «Se il Governo intende procedere in questa direzione, è giusto e doveroso pretenderne l’esibizione da parte di tutti i lavoratori che operano sul territorio nazionale, italiani o stranieri che siano», dichiara Secondo Sandiano, presidente Assotrasporti e vice presidente vicario di Eumove. E così ora il rischio è che il 15 e il 16 ottobre l’intero «trasporto in Italia si blocchi».
Che il quadro, alla vigilia dell’introduzione dell’obbligo di Green pass, presenti non poche incognite lo dimostrano le proteste e gli annunci di scioperi che si stanno registrando in queste ore. Nello stabilimento Electrolux Italia di Susegana (Treviso), ad esempio, inizierà con una giornata di otto ore di sciopero il periodo in cui per accedere ai posti di lavoro sarà necessario esibire il certificato di avvenuta vaccinazione contro il contagio da Covid-19. Lo hanno annunciato le rappresentanze sindacali interne della sede trevigiana del colosso svedese del bianco, al termine di un’assemblea.
La prima incognita in vista del 15 ottobre riguarda le forze dell’ordine e, più in generale, il comparto sicurezza. «Secondo le nostre stime, che sono approssimative – ha spiegato Antonio Nicolosi, segretario generale del sindacato dei carabinieri Unarma – circa 15mila carabinieri non sono vaccinati. La cifra è analoga in polizia mentre aumenta molto per la penitenziaria: mi chiedo chi controllerà i detenuti? Se poi ci aggiungiamo la polizia locale, i militari che pattugliano le città, i vigili del fuoco, saranno almeno 60mila gli operatori della sicurezza senza vaccino». Per quanto riguarda la polizia, i dati dei sindacati relativi ai reparti mobili – quelli impegnati nei servizi di ordine pubblico e dunque in prima linea nelle manifestazioni – rivelano che la percentuale è in alcuni casi molto consistente e superiore alla media dei non immunizzati del Corpo, di poco superiore al 20%. Tutto questo potrebbe avere delle ripercussioni sul piano della sicurezza, in un contesto caratterizzato da una escalation della tensione, come gli scontri nel cuore di Roma di sabato 9 ottobre hanno messo in evidenza.
Un altro anello debole è quello dell’agricoltura. Il settore agricolo rischia di avere problemi in vista del 15 ottobre, in quanto impiega manodopera principalmente straniera (circa 390.000 addetti, di cui il 60% sono extracomunitari: alcuni non sono vaccinati e altri hanno ricevuto vaccini non riconosciuti, come ad esempio Sputnik). «Siamo in piena fase di raccolta dei prodotti ortofrutticoli e soprattutto oramai siamo in piena campagna vendemmiale – ha ricordato il direttore generale di Confagricoltura Francesco Postorino – Circa un terzo dei 390mila potrebbero non essere utilizzabili, e questo potrebbe creare dei problemi». Senza dimenticare il nodo storico della mancanza di regolarizzazione dei lavoratori, che hanno il permesso scaduto, e sono restii a vaccinarsi, e quindi non possono ottenere il Green pass.
Infine, un’ulteriore incognita. Il motore della macchina che effettua tamponi, dal 15 ottobre potrebbe perdere giri, di fronte a una mole di oltre un milione di test al giorno: una missione che farmacie e laboratori potrebbero avere difficoltà a portare a compimento.