Il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio Mario Draghi hanno firmato, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il “Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Francese per una cooperazione bilaterale rafforzata”, il cosiddetto “trattato del Quirinale”, un trattato di cooperazione tra Francia e Italia che segna un importante cambiamento delle difficili relazioni degli ultimi anni tra i due paesi. Da parte italiana il Trattato, come prevede la Costituzione, è stato firmato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, ma la sede e il nome scelti per finalizzare il nuovo accordo intendono riflettere l’eccezionalità delle relazioni tra Roma e Parigi ed evoca quel Trattato dell’Eliseo che nel 1963 riavvicinò Francia e Germania. Il testo verrà poi sottoposto alla ratifica del Parlamento.
Tra le altre cose, il trattato potrebbe ribilanciare le relazioni tra i grandi paesi dell’Unione Europea, che si sono spesso fondate su una cooperazione e competizione stretta tra Francia e Germania. Il trattato dell’Eliseo venne firmato nel 1963 dall’allora presidente francese Charles De Gaulle e dal cancelliere tedesco dell’epoca, Konrad Adenauer. Il trattato venne in parte completato e ampliato dal trattato di Aquisgrana firmato da Macron e Merkel nel 2019, e rese ancora più profondi e intensi i legami tra i due paesi e il loro peso all’interno dell’Unione Europea. Il trattato del Quirinale, in un momento in cui il governo tedesco è in una fase di transizione, mira ad ampliare le relazioni importanti e decisive all’interno dell’Europa.
Il Trattato del Quirinale arriva al termine di un complesso negoziato andato avanti per tutto il 2021 con l’obiettivo di rafforzare il rapporto fra Roma e Parigi attraverso un dialogo periodico tra le amministrazioni e un’agenda comune con grandi temi e priorità condivisi. Numerosi i temi bilaterali cui fa riferimento il Trattato del Quirinale: dalla politica europea e a quella internazionale, difesa, sicurezza, e ancora economia, industria, spazio, transizione ecologica e digitale, cultura, giovani. Nel concreto, d’ora in poi, Italia e Francia si consulteranno periodicamente – anche prima di ogni Consiglio europeo – per determinare un’agenda comune, e terranno un vertice governativo bilaterale ogni anno, tradizione interrotta prima dalla profonda crisi tra Roma e Parigi ai tempi del Conte 1.
L’idea è di rafforzare internamente l’Unione con un maggior controllo delle frontiere esterne. Il Trattato si fonda su un positivo equilibrio tra le posizioni dei due Paesi, prevedendo che «le Parti si impegnano a sostenere una politica migratoria e d’asilo europea e politiche di integrazione basate sui principi di responsabilità e di solidarietà condivise tra gli Stati membri».
Il Trattato prevede anche un servizio civile congiunto già evocato lo scorso luglio in occasione della visita di Mattarella a Parigi. Tra gli altri elementi, una cooperazione transfrontaliera tra le due polizie – argomento che in passato aveva causato non poche incomprensioni, specialmente nella gestione dei migranti a Ventimiglia o Bardonecchia – in un momento in cui l’Italia cerca una sponda sugli sbarchi e Macron è sempre più convinto che, oltre a rafforzare le frontiere esterne dell’Europa, sia necessaria una riforma di Schengen per la quale si adopererà nell’imminente semestre francese di presidenza europea. Presidenza di turno che Parigi intende coordinare con Roma.
Si punta inoltre a rafforzare la cooperazione tra Italia e Francia anche con la partecipazione periodica di uno o più ministri di un governo a un Consiglio dei ministri dell’altro governo. Almeno una volta ogni trimestre un ministro italiano parteciperà a un consiglio dei ministri del governo francese e viceversa.