Un uso rafforzato del braccialetto elettronico. Il fermo immediato dell’indiziato per minacce, lesioni e stalking. E la possibilità di una vigilanza dinamica della vittima. Poi la procedibilità d’ufficio e quindi senza denuncia, ma anche un sostegno economico già in fase d’indagine per chi decide di sporgere querela. Sono queste alcune delle norme presenti nel disegno di legge per “la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica” approvato oggi dal Consiglio dei ministri ed elaborato dalle ministre dell’Interno e della Giustizia Luciana Lamorgese e Marta Cartabia, insieme alle colleghe Gelmini, Carfagna, Bonetti e Stefani.
«Ora il disegno di legge arriverà in Parlamento – ha commentato la dem Valeria Valente, presidente della commissione sui femminicidi – ove potremo migliorarlo ulteriormente. L’approccio va nella direzione del nostro ultimo rapporto sui femminicidi nel periodo 2017-2018 e dà una risposta ai vulnus emersi dagli ultimi episodi di violenza e femminicidio. Mi auguro che il testo possa iniziare al più presto l’iter di esame per essere approvato rapidamente».
Il disegno di legge contro la violenza sulle donne e domestica è composto da 10 articoli e cerca di intervenire, a due anni dall’approvazione del cosiddetto Codice rosso, sulle lacune legislative individuate da numerosi esperti. Non raggiunta l’unanimità sulla proposta della ministra Gelmini di dare una scorta alle donne che denunciano, il testo prevede la possibilità di organizzare la cosiddetta vigilanza dinamica nei pressi delle abitazioni delle vittime. «Qualora dai primi accertamenti emergano concreti e rilevanti elementi di pericolo di reiterazione della condotta – si legge nel testo – l’organo di polizia che procede nelle indagini lo comunica al prefetto che può adottare misure di vigilanza dinamica, da sottoporre a revisione trimestrale, a tutela della persona offesa».
Secondo quanto previsto dal provvedimento, il pubblico ministero può disporre anche al di fuori dei casi già previsti (come la flagranza di reato) «il fermo della persona gravemente indiziata» di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e atti persecutori o di un «delitto consumato o tentato, commesso con minaccia o violenza» (per cui la legge prevede «ergastolo o reclusione superiore nel massimo a tre anni») se «sussistono specifici elementi per ritenere grave e imminente il pericolo», quando «non è possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento del giudice». La misura viene, infatti, prevista per categorie di reati, quali «i maltrattamenti in famiglia, le lesioni e lo stalking».
Si introduce inoltre, sempre all’interno del disegno di legge, una stretta sull’uso del braccialetto elettronico per chi minaccia o maltratta, quale strumento di tutela delle donne. L’art.3 del testo in particolare, prevede l’applicazione della misura cautelare in carcere «nel caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli strumenti tecnici di controllo disposti con la misura degli arresti domiciliari o con le misure di cui agli artt. 282-bis (obbligo di allontanamento dalla casa familiare) o 282-ter (divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa)». Inoltre si stabilisce che, nel disporre la misura coercitiva dell’allontanamento dalla casa familiare con il braccialetto elettronico, «il giudice preveda altresì l’applicazione, anche congiunta, di una misura più grave qualora l’imputato neghi il consenso all’adozione delle citate modalità di controllo».
Un altro dei passaggi fondamentali del disegno di legge è quello che riguarda l’aiuto economico per chi denuncia e già nella fase di indagini. «Abbiamo esteso a questa fattispecie quello già previsto in materia di estorsioni – ha detto Lamorgese – le donne potranno avere un terzo dell’indennizzo totale. Credo sia un grande passo avanti, è un grande aiuto alle donne che sono state oggetto di violenza, che tante volte non denunciano perché si trovano in una condizione economica difficile».