Lo conoscevano appena quel ragazzino di 12 anni. Ma per loro era l’ebreo. E quando se lo sono trovati davanti, mentre parlava con alcuni amici di scuola, due ragazzine di 15 anni, hanno sfogato tutto il loro odio represso. «Ebreo di m… devi morire nel forno». A pochi giorni dalla ricorrenza della Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto, nel comune di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, un bambino è stato insultato ed aggredito con calci e sputi da due ragazzine perché ebreo.
Gli episodi antisemiti non sono solo una ferita del passato nazifascista, ma un’emergenza del presente. « Il fatto che nel 2022 succeda una cosa tale in una realtà come la nostra è di una gravità massima che va indagata, approfondita, compresa, e fortemente stigmatizzata », ha commentato la sindaca di Campiglia Marittima, Alberta Ticciati. «L’episodio non può essere catalogato come una ragazzata o una goliardata – ha detto il presidente della comunità ebraica di Livorno Vittorio Mosseri – Al contrario si tratta di un episodio che racconta l’ignoranza nella quale viviamo, un’ignoranza che è il terreno nel quale cresce il pregiudizio che è l’anticamera del razzismo». Quanto accaduto «è la dimostrazione lampante che la Giornata della memoria non è superflua, anzi è necessaria», ha detto rabbino capo di Firenze, Gad Piperno.
Il 27 gennaio è la giornata della memoria, una ricorrenza riconosciuta dalle Nazioni Unite e celebrata anche in Italia dal 2001 dopo che il parlamento ha votato, nel luglio 2000, la legge per istituire il Giorno della Memoria. In questo giorno – che coincide con l’arrivo nel gennaio del ’45 delle truppe sovietiche nel campo di Auschwitz – si ricordano le vittime del nazismo, lo sterminio degli ebrei e, nello specifico italiano, le leggi razziali del 1938 e il dramma dei deportati nei lager. L’istituzione di questa giornata è stata riparatrice della fatica del ricordo nei sopravvissuti e della sottovalutazione del fenomeno che almeno fino agli anni Sessanta ha attraversato anche il panorama italiano.
Quando riaffiora la paura del diverso è bene tenere a mente quanto accaduto ad Auschwitz. Settantasette anni fa si aprivano per la prima volta i cancelli dei campi di concentramento. E quello che venne fuori è uno dei più incredibili orrori che la storia dell’uomo ricordi. Annientamento, morte, distruzione. Proprio per questo abbiamo l’obbligo morale di tutelare il valore della memoria. Non una sola Giornata della Memoria, ma tante.
Solo in parte l’annientamento nei lager nazisti è un’esperienza unica. La politica dello sterminio nel Novecento non è né cominciata né terminata con Auschwitz: il genocidio degli armeni, le vittime dei gulag, la pulizia di classe dei Khmer rossi in Cambogia, le pulizie etniche in Jugoslavia e in Ruanda, i gas di Saddam Hussein contro i curdi. Alla base di ogni politica di sterminio ci sono sempre: l’assenza di democrazia, la deriva ideologica, nazionalista e razziale. Occorre ricordarlo, bisogna ricordare.