La madre le ha trasmesso l’amore per il flamenco, il padre (ahimé) la passione per la musica italiana e per Sanremo. «C’era una canzone che suonava tanto in casa, era Canzone per te di Sergio Endrigo», ricorda. «Ma ho amato altri brani di Sanremo: ad esempio, La solitudine di Laura Pausini o La notte di Arisa, anche Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri, anche se a casa mia si ascoltava di più Come vorrei, canzone che adoro (e comincia a cantarla, nda). Sin da adolescente ho guardato il Festival di Sanremo. Grazie a mio padre, è cresciuto l’affetto per la musica italiana, i Ricchi e Poveri, Matia Bazar, Mina. Capirete che per me partecipare a Sanremo è la realizzazione di un sogno».
Ana Mena, bella e simpatica ventiquattrenne di Malaga, sarà la più giovane donna (insieme alla coetanea Margherita Carducci, in arte Ditonellapiaga) in gara all’Ariston. Non è, invece, la prima spagnola a prendere parte alla sagra della canzone italiana. Nel lontano 1983 fu preceduta da Bertin Osborne, due anni dopo da Luis Miguel e nel 2004 dai Las Ketchup. Inutile quindi la levata di scudi contro lo “straniero” dopo l’annuncio del suo nome tra i 25 big in gara. Polemiche che la ragazza spagnola non ha seguito, replicando – in perfetto italiano – che da noi si sente «accolta come in famiglia».

La carriera della malagueña è cominciata sui set della fiction, quando nel 2009 ha dato vita a Marisol nella miniserie della emittente iberica Antena 3. L’artista è diventata poi una “ragazza” di Almodóvar con il suo ruolo di figlia del protagonista nel film La piel que habito (“La pelle che abito”) e ora reciterà nella nuova serie Netflix spagnola, il thriller Bienvenidos a Eden (“Benvenuti in Paradiso”). Parallelamente ha coltivato la sua passione per la musica, diventando in poco tempo una delle artiste più amate nella nuova scena pop e urban con numeri da record: 36 dischi di platino e 2 dischi d’oro; oltre 5 milioni e mezzo di ascoltatori mensili su Spotify e più di un miliardo e mezzo di visualizzazioni totali su YouTube. Sulle ali di questo successo, Ana Mena è sbarcata cinque anni fa in Italia registrando tormentoni estivi dal sapor latino: prima i due con Fred De Palma, maggiore esponente italiano del reggaeton, D’estate non vale e Una volta ancora; poi i due con Rocco Hunt, che è tra gli autori del brano che Ana Mena porta in gara al Festival e che la accompagnerà nella serata dei duetti; e infine quello con Federico Rossi, Sol y mar.
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L’ultimo successo della giovane di Malaga è la versione in spagnolo di Musica Leggerissima, presentato dai siciliani Colapesce-Dimartino allo scorso Sanremo. «Con la pubblicazione di questa cover ho celebrato il mio amore per il Festival», racconta. «Eravamo in quarantena in quei giorni e, insieme con la famiglia, guardavamo Sanremo. Ero sul divano con mio padre quando ho ascoltato la canzone di Colapesce-Dimartino. Appena è cominciato il ritornello, io e mio papà ci siamo guardati in faccia e siamo rimasti a bocca aperta. È una canzone bellissima, talmente bella che ti trasporta in altri anni della musica, come se fossimo negli anni Settanta. L’ho riproposta al pubblico spagnolo ricevendo una risposta positiva (primo posto su iTunes e su Shazam per 40 giorni, nda)».

Con lo stesso entusiasmo ha accolto in diretta tv la notizia di essere entrata fra i big di questa edizione. «Abbiamo fatto balzi di gioia con mio padre. Non so come ringraziare gli italiani, proverò a rendervi omaggio. Sanremo è un sogno anche per il legame con mio padre. C’è andato per la prima volta con me quando Amadeus ci ha presentati alla finale dei giovani. Ogni volta che mi giravo lo vedevo che cercava di parlare con tutti in italiano. Era molto grato. Purtroppo, papà non potrà esserci quest’anno a causa del Covid. Non possiamo portarci parenti e dobbiamo stare rinchiusi in hotel».
La canzone con cui si presenta s’intitola Duecentomila ore ed è «una storia d’amore particolare che inizia e finisce subito», spiega. «Ma il messaggio è di non avere paura di stare da soli. Un legame può durare un istante o duecentomila ore, ma l’importante è mettere noi al primo posto. È una canzone abbastanza diversa da quel che ho fatto finora». Preludio al suo primo album in italiano nel quale Ana Mena mostrerà il suo volto più serioso.

Per la serata dei duetti sarà raggiunta sul palco dell’Ariston da Rocco Hunt, «con il quale siamo ormai quasi come fratelli», per eseguire un medley di brani: «Comincio io con Il mondo, poi entrerà Rocco con I figli delle stelle e chiudiamo con Se mi lasci non vale di Julio Iglesias, uno spagnolo che fu molto amato in Italia». E la malagueña spera di ripetere le gesta dell’uomo che cantava con la mano sul cuore.