La decisione del presidente russo Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk ha velocizzato la crisi. Immediata la reazione delle cancellerie occidentali che hanno condannato la mossa del capo del Cremlino come una aperta violazione degli impegni assunti da Mosca con gli accordi di Minsk e una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno varato sanzioni economiche contro i due territori. Anche le tre principali istituzioni dell’Unione Europea hanno annunciato «sanzioni dirette».
L’Italia ha scelto invece un atteggiamento diverso. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha pubblicato un breve e cauto comunicato sul sito del ministero in cui non si fa menzione di eventuali sanzioni. «La decisione delle autorità russe è da condannare in quanto contraria agli accordi di Minsk e costituisce un grave ostacolo nella ricerca di una soluzione diplomatica. L’Italia continua a sostenere l’integrità e la piena sovranità dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti», scrive Di Maio su Facebook. Fonti della presidenza del Consiglio hanno detto inoltre al Corriere della Sera che nonostante l’escalation stanno proseguendo i contatti col governo russo per organizzare a breve un incontro fra Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Poi è arrivata la presa di posizione di Draghi: «Siamo in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure nei confronti della Russia».
La prudenza dell’Italia nelle trattative sull’Ucraina è stata estesamente notata. Diversi osservatori europei hanno commentato l’auspicio di Draghi, appena poche ore prima che la situazione nel Donbass precipitasse, che eventuali sanzioni contro la Russia non riguardino la fornitura di gas. Come riporta Il Post la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si è dissociata dalle dichiarazioni di Draghi durante un’intervista televisiva.
E il Wall Street Journal ha pubblicato un editoriale non firmato sulla posizione dell’Italia. Il titolo è “Cracks in Western Resolve on Russia”, ossia “Crepe nello schieramento occidentale sulla Russia”, e la foto è quella del premier italiano Draghi. Poi, per evitare ogni dubbio, il pezzo firmato dall’Editorial Board del Wall Street Journal aggiunge questo catenaccio: «L’Italia esita sulle pesanti sanzioni esattamente nel momento sbagliato». Quindi l’articolo cita le dichiarazioni fatte alcuni giorni fa dal premier italiano: «Stiamo discutendo le sanzioni con la Ue, e nel corso di queste discussioni abbiamo reso nota la nostra posizione, che dovrebbero concentrarsi su settori ristretti senza includere l’energia».
Questo perché l’Italia ed è uno dei maggiori clienti di Mosca nel continente? Molti si spiegano la prudenza del governo italiano con la sua nota dipendenza dalle forniture di gas naturale proveniente dalla Russia per soddisfare il suo fabbisogno energetico. Secondo i dati del ministero della Transizione ecologica, nel 2020 il 43,3% del gas naturale importato dall’Italia proveniva dalla Russia, che è il primo fornitore di gas nel paese.
Le preoccupazioni di Draghi per il gas italiano, così come quelle del tedesco Scholz e degli altri leader europei, sono tutte legittime e comprensibili, però è indispensabile avere il coraggio di pesarle sulla bilancia della posta generale in gioco. E se Putin attaccando l’Ucraina punta in realtà all’architettura di sicurezza creata dopo la caduta dell’Urss, vuole demolire la Nato, la Ue e l’intero sistema democratico, forse è venuto il momento di accettare l’idea che bisogna essere pronti a tutti i sacrifici necessari a fermarlo.