La prima volta di Mario Draghi a Napoli nelle vesti di presidente del Consiglio non è passata inosservata. Il premier arrivato in città per sottoscrivere il “Patto per Napoli”, con il quale il Governo stanzia 1 miliardo 231 milioni di euro per risanare il bilancio deficitario del comune, è stato accolto da un gruppo di contestatori. Le principali accuse mosse al premier hanno riguardato l’impegno italiano nella guerra tra Russia e Ucraina. «No alle armi, sì al lavoro» e «Zero soldi agli arsenali, più fondi agli ospedali. Draghi vattene» sono alcuni degli striscioni esposti dai manifestanti, tra i quali anche alcuni esponenti del comitato che si batte contro la chiusura dell’ospedale San Gennaro.
«No alla guerra», «No alle armi in Ucraina», «Con i nostri soldi pagate i militari»: gli slogan urlati all’uscita del presidente del Consiglio dalla Basilica di Santa Maria nel rione Sanità di Napoli. Molti sono scettici riguardo l’accordo istituzionale – che rientra nel più ampio accordo con i capoluoghi di Città metropolitane con disavanzo pro capite superiore a 700 euro – mentre altri hanno criticato l’aumento delle spese militari, chiedendo anche la fuoriuscita del Paese dal patto Atlantico della Nato. E non sono mancate contestazioni anche dai disoccupati organizzati del Movimento 7 Novembre e del coordinamento Studenti contro il Green pass.
«È solo un tentativo – denuncia Vincenzo De Vincenzo dell’Usb – per dare una credibilità al suo Governo e a Manfredi. In una città dove, fino ad oggi, non è stato fatto niente. Loro lo definiscono il patto per Napoli per noi è semplicemente un “pacco”». «È un’operazione – chiarisce De Vincenzo – dal punto di vista economico molto bassa, perché quello che viene portato è spalmabile nei prossimi decenni. Vengono qua, difatti, per fare la loro sceneggiata mentre negli ultimi tempi, come Governo, stanno facendo delle scelte azzardatissime. Come gli investimenti per le armi e la guerra quando mancano risorse per i servizi più banali».
E a Napoli si invoca il diritto al lavoro. «Vogliamo atti concreti – denuncia Eduardo Sorge, del Movimento 7 novembre – e piuttosto che occuparsi di spendere soldi per armi e non per la spesa sociale e il lavoro, ora si faccia qualcosa di concreto. Si sblocchi questa vertenza e si dia lavoro ai disoccupati di Napoli e ai milioni di disoccupati di questo Paese, non abbiamo bisogno di armi ma di utilizzare i soldi per la spesa sociale».
In piazza a manifestare anche un centinaio di attivisti del coordinamento Studenti contro il Green pass. Sono volate parole infuocate verso Draghi e il suo esecutivo accusati di una «pessima ed autoritaria» gestione della crisi pandemica.