Con il nuovo decreto post emergenza l’Italia doveva entrare in una nuova fase dell’era Covid. Ma così non è. Il 31 marzo finisce lo Stato di emergenza (almeno sulla carta), ma molte misure che hanno caratterizzato questi due anni di pandemia restano invariate. A cominciare dalla quarantena. Il nuovo decreto con le “Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19” prevedeva di farla cessare con il test negativo, ma il ministero della Salute sceglie la linea della cautela lasciando tutto invariato: una settimana di isolamento per i vaccinati, dieci giorni per i non vaccinati.
Il decreto post emergenza, in vigore a partire dal primo aprile, infatti, prevede per i positivi che possano uscire dalla quarantena con un tampone negativo, senza citare un numero minimo di giorni. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, chiarisce però che gli obblighi per chi si contagia restano quelli previsti dalla circolare firmata dal suo dirigente, Giovanni Rezza, il 4 febbraio secondo cui «per i non vaccinati o i vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da più di 120 giorni e per i guariti da più di 120 giorni l’isolamento dura 10 giorni», mentre «per i vaccinati con 3 dose booster o che hanno completato il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni e per guariti da meno di 120 giorni l’isolamento dura 7 giorni».
Come si esce dall’isolamento? Anche qui le cose non cambiano. Si legge sul decreto che «la cessazione del regime di isolamento consegue all’esito negativo di un test antigenico rapido o molecolare, effettuato anche presso centri privati a ciò abilitati. In quest’ultimo caso, la trasmissione, con modalità anche elettroniche, al dipartimento di prevenzione territorialmente competente del referto, con esito negativo, determina la cessazione del regime dell’isolamento».
Per quanto riguarda la quarantena dei contatti stretti, anche per i non vaccinati basterà l’autosorveglianza. A far data dal 1 aprile, si legge sul decreto, «a coloro che hanno avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al Sars-Cov2 è applicato il regime dell’autosorveglianza, consistente nell’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo Ffp2, al chiuso o in presenza di assembramenti fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto con soggetti confermati positivi e di effettuare un test antigenico rapido o molecolare per la rilevazione di Sars-Cov-2, anche presso centri privati a ciò abilitati, alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto».