Tra 10 giorni dovrebbe scattare l’addio al Green pass e alle mascherine al chiuso. Ma per quest’ultime è prevista qualche eccezione almeno per un altro mese: la Ffp2 dovrebbe infatti restare obbligatoria per tutti i trasporti sia locali, come bus e metro, che a lunga percorrenza come treni e traghetti. Si toglierà invece al ristorante, al bar, nei musei e in altri luoghi al chiuso anche se resterà la raccomandazione a indossarla in caso di assembramenti. Al lavoro potrebbe bastare la mascherina chirurgica, mentre cresce il pressing per toglierla a scuola.
A decidere se l’addio sarà definitivo saranno innanzitutto gli esperti a cui chiederà consiglio il ministro della Salute Roberto Speranza nei prossimi giorni. Poi la decisione sarà condivisa a livello politico come sottolinea Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità (Css), il provvedimento «verrà preso dal governo e peserà molto il parere del ministro Speranza». Alla luce di quanto accaduto in passato la parola d’ordine sarà quindi «prudenza» con una valutazione «giorno per giorno, settimana per settimana e tante di queste valutazioni vanno ancora misurate ad esempio quella sulle mascherine al chiuso, che in questo momento sono obbligatorie. Secondo me sono e restano un presidio molto molto importante», ribadisce Speranza. Dopodiché, portandosi avanti col lavoro, ha aggiunto: «Poi dovremmo valutare l’evoluzione anche di questo virus e dobbiamo tenerci pronti per l’autunno quello che abbiamo imparato negli ultimi due anni è che la fase autunnale e quella invernale sono le fasi più difficili. Trovarci pronti in quel momento significherà prima di tutto proteggere i più fragili».
Mentre assistiamo all’abolizione totale delle mascherine negli ultimi Paesi che ancora la obbligavano al chiuso, tra questi Spagna e Israele, da noi prosegue una sorta di partita di poker tra la paura degli italiani e il governo che si trincera dietro un grande bluff. «Se tutto il resto d’Europa ha levato l’obbligo di mascherina una ragione c’è»: è questo il pensiero dell’infettivologo Matteo Bassetti. «Levare l’obbligo non vuol dire non usare più la mascherina. Una persona anziana o fragile che va al supermercato, in farmacia, sul bus è bene che continui a usarla per proteggersi maggiormente. Mentre un ragazzo di 20 anni che va a scuola o sul bus deve ancora portarla? Non ha alcun senso se pensiamo che a scuola lo obbligano a tenerla per 5 ore e poi un minuto dopo se la leva».
Anche il Green pass non cessa di esistere, ma non sarà più richiesto. Dal primo maggio, quindi, non servirà più il Green pass rafforzato (vaccinazione o guarigione) per frequentare palestre e piscine al chiuso, partecipare a feste e cerimonie, convegni e congressi, entrare in discoteche e sale da gioco, andare al cinema e a teatro. L’unica eccezione sono le visite in ospedale e Rsa, dove sarà necessario esibire il Super pass fino al 31 dicembre. Decade anche l’obbligo di Green pass base che fino al 30 aprile è obbligatorio per accedere al luogo di lavoro, consumare in bar e ristoranti al chiuso, salire su aerei, treni, traghetti e pullman intra-regionali, partecipare a concorsi pubblici, accedere alle mense, andare allo stadio e assistere a spettacoli teatrali e concerti all’aperto.
L’obbligo di vaccinazione resterà in vigore fino al 15 giugno per insegnanti e personale scolastico, forze dell’ordine e in generale tutti i cittadini dai 50 anni in su. Per queste categorie è stata prevista dal 25 marzo la possibilità il ritorno al lavoro con il Green pass base (basta il tampone) il cui obbligo cessa comunque il 30 aprile. Il vaccino continuerà a essere obbligatorio fino al 31 dicembre soltanto per i medici, il personale sanitario e delle Rsa.