«L’Italia ripudia la guerra». L’art.11 della Costituzione campeggia sul manifesto ufficiale dell’Anpi per le celebrazioni del 25 aprile. Ma l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia si è trovata al centro delle polemiche per le dichiarazioni del presidente Gianfranco Pagliarulo sulla guerra in Ucraina, considerate controverse e in parte filorusse. Le discussioni, alimentate anche dall’avvicinarsi del 25 aprile, il giorno in cui in Italia si festeggia la liberazione dal regime fascista e dall’occupazione nazista, hanno provocato diverse tensioni sia all’interno dell’organizzazione sia all’esterno con i partiti che continuano a schierarsi al fianco del popolo ucraino, giudicando legittima la resistenza contro l’aggressore russo.
Tutto è iniziato quando l’Anpi aveva commentato i fatti di Bucha chiedendo di fare luce su «cosa è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili», lasciando aperta la possibilità che i responsabili non fossero i soldati russi. Il presidente Gianfranco Pagliarulo aveva poi sottolineato: «Con quasi ogni certezza sono stati i russi a compiere il massacro di Bucha, ma ciò non toglie che ci dev’essere un processo prima di una condanna. Serve una commissione d’inchiesta neutrale per appurare i fatti e specifiche responsabilità».
A complicare le cose c’è stata poi la pubblicazione del manifesto per le celebrazioni del 25 aprile, in cui compare la scritta tratta dall’articolo 11 della Costituzione «L’Italia ripudia la guerra», in cui però è tralasciato il resto del testo che recita: «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». Quindi non ripudia la guerra in assoluto: non lo fa con una guerra fatta per difendersi dall’aggressione di un altro stato come nel caso dell’Ucraina.
Infine, alcuni siti e giornali sono andati a ripescare alcuni post risalenti al 2014, dopo l’invasione del Donbass, in cui il presidente nazionale di Anpi sembrava schierarsi contro l’Ucraina, definendo «nazistoide» il governo di Kiev. Il 18 giugno 2014 Pagliarulo scrisse: «Bombardata Donetsk dai caccia e dagli elicotteri. Circa cento morti. Dopo la strage di Odessa. Per molto meno sono intervenuti in passato l’Onu, la Nato, il tribunale dell’Aja. Oggi, invece, c’è il silenzio dei cimiteri. Tranne gli States, che applaudono. Questo è il nuovo presidente dell’Ucraina». Pagliarulo è finito nella bufera per le sue posizioni ritenute filorusse.
La posizione assunta da Pagliaruolo sulla guerra in Ucraina è stata l’occasione per attaccare l’Anpi in quanto tale, soprattutto da destra, sostenendo una tesi ormai ripetuta da anni: che non essendoci più partigiani, o quasi più (per ragioni anagrafiche), anche l’esistenza dell’Anpi non avrebbe più alcun senso. L’organizzazione attuale sarebbe, per alcuni, un’eredità novecentesca di nessuna utilità.
E dopo settimane di polemiche per la linea assunta dall’Anpi sul ricorso alle armi per la difesa di Kiev, il presidente Gianfranco Pagliarulo corregge il tiro: «Tutto è nato dall’invasione russa, moralmente e giuridicamente da condannare e condannata, senza se e senza ma, a cui hanno fatto e stanno facendo seguito uno scempio di umanità e di vita del popolo ucraino e una legittima resistenza armata. Oggi il punto è: come arrivare a una pace vera».