Di tutto e di più. L’Eurovision Song Contest conferma e amplifica le indicazioni che erano emerse dal recente Festival di Sanremo e che riflettono la scena musicale odierna. La confusione di generi, musicali e sessuali. Che può essere tradotta come contaminazione (ma, spesso, si tratta di semplice copia e incolla), oppure come disorientamento, ricerca di una nuova identità, come dimostra anche il vezzo dilagante del nome d’arte.
Era stata la barbuta Conchita Wurst, vincitrice nel 2014, ad abbattere le barriere, spalancando la porta all’orgoglio lgbtq+ che si è conquistato una buona fetta dell’edizione torinese dell’Eurovision. Dal “sanmarinese” Achille Lauro in pizzo e nude look, che bacia sulla bocca il suo chitarrista Boss Doms, all’australiano Sheldon Riley, con Not the same, autobiografia di un ragazzo gay e autistico che trova la forza di andare avanti. La stessa storia che racconta l’israeliano Michael Ben David, tra passi alla Michael Jackson, nella canzone I.M., descrivendo la sua vita difficile da adolescente gay discriminato e bullizzato. E poi i petti nudi e i tatuaggi dei finnici The Rasmus, l’ambiguo e non definito amore cantato da Mahmood e Blanco in Brividi, la dedica alle persone trans del trio di sorelle islandesi Systur.
L’ambiguità, il glamour, la provocazione, sono stati elementi portanti della musica rock, ma oggi hanno perso quella carica trasgressiva e ribelle che hanno avuto in passato. Così diventano trash, talvolta nobilitato come kitsch.
In questo contesto, si trova a suo agio Cristiano Malgioglio, che, da voce fuori campo, ha strappato la scena ai tre presentatori sul palco, diventando un beniamino dei social. Almeno così raccontano le cronache. Nulla da eccepire sui suoi giudizi musicali, dai quali si può comunque divergere, diventa pesante quando parla degli innumerevoli fidanzati sparsi nel mondo, suscitando la curiosità di conoscere se abbia spasimanti anche nella Rai o nel mondo politico. Insopportabile: voto 4. Davvero poca cosa i suoi compagni di avventura Gabriele Corsi e Carolina Di Domenico: voto n. p.
I tre presentatori sul palco, Laura Pausini (che dovrebbe licenziare il suo stilista), Mika e Alessandro Cattelan svolgono con professionalità il ruolo, mettendo finalmente una pietra sugli errori e orrori della disastrosa edizione italiana del 1991, organizzata proprio a Torino e presentata da Toto Cutugno e Gigliola Cinquetti. Voto 6
Lo show naviga con quasi il 30% di share, che è un buon risultato di questi tempi. Fila spedito e dimostra che si può realizzare una festa di musica senza il pesante accompagnamento di chiacchiere e comici. Le canzoni sono davvero al centro dello spettacolo, valorizzate da scenografie, coreografie ed effetti speciali, e non omologate da un’orchestra, come invece accade a Sanremo. È il primo contest dell’era Tik Tok (non a caso tra gli sponsor), che ha nella brevità, nel ritornello immediato, nelle movenze del balletto, nel cazzeggio, i segreti del successo. Che, non è un caso, è ancora più clamoroso sui social e sulle piattaforme streaming. Voto 7.5
Le giurie rispecchiano lo spirito goliardico di Tik Tok, che è anche quello della manifestazione, favorendo le proposte più divertenti e kitsch, come quelle dei norvegesi Subwoolfer o del gruppo moldavo Zdob şi Zdub & Fraţii Advahov. Inaspettate le esclusioni del “sanmarinese” Achille Lauro (che non ha potuto contare sul voto dell’Italia) e dell’Irlanda, la “regina del contest” con ben sette vittorie. Voto: 6
LEGGI ANCHE: Eurovision 2022, Ucraina favorita: le pagelle
Questi, con relativa pagella, i concorrenti della finale di sabato 14 maggio, nella quale entrano in gara anche i “big five”, ovvero Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito:
• Armenia – Rosa Linn – Snap
Nu folk di stampo americano: 6.5
• Australia – Sheldon Riley – Not the same
Ha vinto X Factor Australia, The Voice Australia e persino America’s Got Talent. Spera nel poker. Ballata pop, interpretazione intensa: 6
• Azerbaigian – Nadir Rustamli – Fade To Black
Classicismo e romanticismo in una ballata pianistica: 5.5
• Belgio – Jérémie Makiese – Miss You
Arriva da The Voice Belgique 2021. Ballata soul: 5.5
• Republica Ceca – We Are Domi – Lights Off
Trio formatosi in Inghilterra e composto dalla cantante ceca Dominika Hašková, insieme ai musicisti Casper Hatlestad e Benjamin Rekstad, entrambi originari della Norvegia. Electro-pop ballabile: 6
• Estonia – Stefan – Hope
Atmosfere spaghetti western: 3
• Finlandia – The Rasmus – Jezebel
Banale rock vichingo vecchio stile: 4.5
• Francia – Alvan & Ahez – Fulenn
Ibrido tra Oriente, Francia e techno: 5
• Germania – Malik Harris – Rockstars
Cantante e rapper tedesco-americano, ha supportato artisti internazionali tra cui James Blunt, Alex Clare, Jeremy Loops, Tom Odell e LP. Sound internazionale, voce rasposa e soul: 7
• Grecia – Amanda Tenfjord – Die Together
Nata da padre greco e madre norvegese, Tenfjord ha trascorso i primi anni della sua vita in Grecia, prima di trasferirsi in Norvegia con la sua famiglia, dove è rimasta da allora. Aria nordica sull’Egeo, ballata intensa: 7
• Islanda – Systur – Með Hækkandi Sol
Sigga, Beta ed Elín sono un gruppo di sorelle che cantano insieme da sempre. Brano dall’andamento country monotono e scialbo: 4
• Italia – Mahmood & Blanco – Brividi
Accorciata di 20 secondi per far rientrare il brano in tre minuti, in linea con le regole del concorso. Per Mahmood è la seconda apparizione all’Eurovision, avendo rappresentato l’Italia nel 2019 con la canzone Soldi, piazzandosi secondo nella finalissima di Tel Aviv. Adesso si presenta in coppia con Blanco con il brano con il quale hanno vinto il Festival di Sanremo: 8
• Lituania – Monika Liu – Sentimentai
Languida, jazz, vintage, elettronica: 6
• Moldavia – Zdob şi Zdub & Fraţii Advahov – Trenulețul
Alla loro seconda partecipazione all’Eurovision. Rap tra country&western e Balcani. Divertente: 6
• Norvegia – Subwoolfer – Give that wolf a banana
Duo mascherato fra Batman e Lupo Ezechiele, colorati tutti di giallo. Sulla scia di “Gnam Gnam Style”: 4
• Paesi Bassi – S10 – De Diepte
Pronunciato “ès-ten”, è il nome d’arte di Stien den Hollander, cantante, rapper e cantautrice. Alt-pop che non lascia il segno: 5
• Polonia – Ochman – River
Polacco d’origini americane presenta un pop barocco: 4.5
• Portogallo – Maro – Saudade Saudade”
Portoghese con base a Los Angeles. Stile americano nuove songwriter: 5
• Regno Unito – Sam Ryder – Space Man
Spetta all’idolo di Tik Tok risollevare le sorti dell’Inghilterra che l’anno scorso chiuse con zero punti (punita anche a causa della Brexit). Propone un pop melodico per nulla trascendentale, anzi abbastanza banale: 5
• Romania – WRS – Llámame
Flamenco dance: 4
• Serbia – Konstrakta – In Corpore Sano
Konstrakta è il soprannome di Ana Đurić, un’artista serba. La sua canzone è stata interpretata da alcuni come una critica al sistema sanitario serbo e una satira su standard di bellezza irraggiungibili. Elettronica ipnotica: 6
• Spagna – Chanel – SloMo
Reggaeton cafoncello: 4
• Svezia – Cornelia Jakobs – Hold Me Closer
Ballata romantica di buona fattura e una interpretazione di gran classe. Voce sabbiosa alla Kim Carnes. Molto d’effetto: 9
• Svizzera – Marius Bear – Boys Do Cry
Ex artista di strada, dalla Svizzera alla Germania, poi New York e Londra, per tornare in Svizzera. Ballata jazzy nostalgica interpretata da crooner: 5.5
• Ucraina – Orchestra Kalush – Stefania
Favoriti d’obbligo, hip hop dalle venature etno: 10 voto politico