«Lo dico senza giri di parole: voglio una vendetta politica». E Gianluigi Paragone ci sta riuscendo con Italexit, il partito fondato dopo la fuoriuscita dal M5s, che i sondaggisti ormai da mesi non mettono più nella categoria “altri”. Due sono i capisaldi del discorso politico che Paragone conduce da anni: l’opposizione alla gabbia dell’eurocrazia e la contestazione della “dittatura sanitaria” che ha trovato nei confinamenti coatti e nella certificazione verde la sua ragione d’essere.
E negli ultimi due anni Paragone lo abbiamo visto spesso, con un megafono o con lo smartphone, o con uno striscione, accanto ai cittadini per protestare contro le restrizioni, al fianco dei ristoratori contro le chiusure forzate; poi contro l’obbligo vaccinale e, infine, contro il Green pass. Sarà per questi motivi che il partito di Paragone, 50 anni di Varese, un passato da giornalista (da La Padania a Libero, passando per la tv, con La Gabbia su La7) sta salendo nei sondaggi: Italexit, stando alle rilevazioni di Nando Pagnoncelli, si attesta al 4,5%.
Dai “No euro” alla neutralità sull’Ucraina, il partito di Paragone raccoglie l’eredità di Lega e del M5s delle origini. Non è un caso che Italexit attiri gli elettori delusi dei due partiti di Paragone: gli inizi nel partito di Umberto Bossi e poi la fascinazione per il movimento di Beppe Grillo. Dopo l’elezione in Senato nel 2018 tra le fila dei Cinquestelle, il 1º gennaio 2020, dopo mesi di attacchi duri alla dirigenza del Movimento 5 Stelle e in particolare la leadership di Luigi Di Maio, viene ufficialmente espulso dal partito, in seguito alla decisione del collegio dei probiviri, organo del M5s che ha il compito di controllare e sanzionare chi viola le regole interne del partito, avendo votato contro la legge di bilancio 2020 varata dal governo Conte II che include anche il Movimento.
Italexit nasce dopo l’espulsione di Paragone proprio dal M5s. Così, sei mesi dopo, ha fondato il suo movimento, con lo scopo, dichiarato, di portare l’Italia fuori dall’Europa e dell’euro. Con lo scoppio della pandemia da Covid, il partito si occupa di osteggiare le misure messe in campo da Giuseppe Conte e Roberto Speranza, e poi da Draghi, per contenere i contagi. Paragone fu tra gli organizzatori della fiaccolata contro il Green pass obbligatorio accanto ai leghisti Armando Siri, Claudio Borghi, Simone Pillon e Alberto Bagnai e a Vittorio Sgarbi. Fu tra i promotori del sit-in a Milano col premio Nobel per la medicina, Luc Montagnier. E ora, con lo scoppio della guerra in Ucraina, c’è chi lo accusa di essere filoputiniano. «Non è un dittatore, c’è chi si faceva i selfie al Cremlino e ora hanno cambiato idea. Io dico che con lui bisogna trattare», precisa Paragone. Intanto su Facebook è seguito da un milione e mezzo di persone.
Italexit è l’unico movimento politico, staccatosi dal M5s, che sembra avere una certa solidità. Oltre al significativo 4,5% dei sondaggi, il senatore di Varese sta attraendo più di un parlamentare: l’ultima, in ordine di tempo, è l’ex cinquestelle Jessica Costanzo. Due mesi prima di lei, è stato il turno di William De Vecchis, senatore eletto con la Lega stanco di stare nel governo Draghi. Compagni di viaggio della prima ora, invece, sono gli ex 5 stelle Mario Michele Giarrusso e Carlo Martelli. A livello locale, recentemente due consiglieri di Fratelli d’Italia hanno lasciato Giorgia Meloni per aderire al progetto di Paragone: si tratta dell’assessore di Lodi, Stefano Buzzi, cacciato dalla sindaca Sara Casanova, e della consigliera comunale di Calco (Lecco), Sonia Sigurtà.