Daniela Santanchè è imputata. La Procura di Milano, infatti, ha chiesto il rinvio a giudizio per la ministra del Turismo e per altre due persone, tra cui il compagno della ministra Dimitri Kunz, e per due società nel filone del caso Visibilia sulla presunta truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo Covid. L’esponente di Fratelli d’Italia è indagata anche per falso in bilancio e bancarotta.
La vicenda ruota intorno ai dipendenti di Visibilia messi in cassa integrazione a zero ore in tempi di emergenza Covid e pagati dallo Stato con gli aiuti pubblici varati dal governo Conte 2, ma che – secondo gli inquirenti – continuavano a lavorare. Complessivamente, sarebbero state ingiustamente ottenute 20.117 ore di cassa integrazione per un totale di 126.468 euro chiesti e ottenuti dall’Inps durante il periodo del Covid, dal maggio 2020 al febbraio 2022 per sette dipendenti di Visibila Editore e sei di Visibila Concessionaria, i quali in realtà avrebbero continuato a lavorare regolarmente.
Queste recenti notizie hanno alimentato nuovamente le critiche nei confronti di Santanchè e le lamentele per la sua permanenza al governo. A parte questo caso Santanchè è coinvolta in altre due indagini che riguardano la gestione di varie sue aziende con bilanci piuttosto disastrati. Una di queste due indagini ruota intorno all’ipotesi che Santanchè possa essere accusata di concorso in bancarotta nella gestione di alcune aziende. Nell’altra invece è indagata per falso in bilancio. Nel complesso, quindi, le vicende giudiziarie che hanno a che fare più o meno direttamente con Santanchè e la sua attività di imprenditrice prima che diventasse ministra del Turismo sono almeno tre.
Il fascicolo per truffa aggravata è nato in seguito alla denuncia di Federica Bottiglione, ex responsabile Investor Relations dell’azienda. Secondo quanto sostengono i magistrati di Milano che indagano sul caso, Santanchè avrebbe richiesto fondi per 13 dipendenti della Visibilia Editore, nonostante questi nel frattempo continuassero a lavorare nella sua azienda: in questo modo avrebbe ottenuto dallo Stato circa 126mila euro senza averne diritto.
Santanchè ha sempre detto che pur essendo a capo di Visibilia Editore non sapesse nulla di questi presunti illeciti commessi dall’azienda. Ma Santanchè, presidente di Visibilia Editore, il 20 aprile 2020 aveva fatto deliberare al consiglio di amministrazione «di mantenere invariato l’organico, ma di ricorrere allo strumento della cassa integrazione in deroga, con diversi regimi per il personale, dal 2 marzo 2020 e per le successive nove settimane, per equilibrare, parzialmente, l’assenza degli incassi storici». Come evidenziato da Bottiglione nella causa avviata al tribunale di Roma contro la sua ex azienda, Visibilia Editore avrebbe anche compilato, a sua insaputa, le autocertificazioni Inps e le avrebbe consegnato con ritardi di mesi le buste paga.