Il percorso per vedersi riconosciuto un risarcimento per possibili danni da vaccino anti-Covid è lungo e tortuoso. I tempi sono biblici, la competenza è delle regioni e la trasparenza è poca. In più il governo ha stanziato solo 50 milioni, una somma irrisoria rispetto alle segnalazioni pervenute. L’unica notizia, riportata da La Verità, in merito agli indennizzi da reazioni avverse, sono quei 77.468,53 euro ottenuti dai parenti di un’insegnante di Genova, deceduta il 4 aprile 2021 a seguito della somministrazione di Astrazeneca. Benché l’Aifa riporti un tasso di segnalazione di 99 reazioni avverse ogni 100.000 dosi e di 18 eventi gravi ogni 100.000, molti danneggiati dal vaccino hanno comunque iniziato a muoversi per vedersi riconosciuta una correlazione col vaccino anti Covid.
LEGGI ANCHE: Negli Usa aumento di miocarditi dopo la terza dose di vaccino anti-Covid
Situazione ben diversa dal Regno Unito. Il governo britannico ha già pagato i primi indennizzi alle famiglie che hanno perso un parente in seguito alla vaccinazione anti-Covid, o comunque a persone rimaste danneggiate da qualche effetto avverso. Ricevono al massimo 120.000 sterline, l’equivalente di 140.000 euro. La Nhs business services authority che gestisce il Vdps, il sistema che si occupa di valutare e, successivamente, autorizzare il pagamento a quanti abbiano riscontrato gravi reazioni avverse, ha confermato di aver ricevuto il 20 maggio scorso 1.681 richieste. Nel Regno Unito sono circa dodici le settimane necessarie per ottenere la valutazione delle cartelle cliniche. Tempi lunghi, certo, ma almeno qualcosa ha iniziato a muoversi.
Il governo Draghi ha stanziato 50 milioni di euro per il 2022, una cifra che è apparsa subito ridicola prima ancora di avere un’idea sul numero di richieste ufficiali “per i danneggiati da
complicanze di tipo irreversibile causate da vaccinazioni obbligatorie”, verranno presentate quest’anno. Come stabilito da alcune pronunce della Corte Costituzionale, beneficiari dell’indennizzo sono anche coloro che hanno avuto danni permanenti da campagne vaccinali soltanto «raccomandate» dalle autorità statali, esattamente come avviene per i vaccini anti-Covid.
La Lombardia, con 24 milioni di somministrazioni eseguite, ha ricevuto circa 200 richieste. L’Emilia Romagna 45, dopo aver inoculato 10,5 milioni di dosi. Dal 1 gennaio 2001 le competenze sono passate dal ministero della Salute alle Regioni, dove giungeranno le domande per indennizzo dalle vaccinazioni massive contro il virus della pandemia. Benché le Regioni siano reticenti a fornire questi dati, se anche solo calcolassimo una media per ciascuna di venti domande di indennizzo, saremmo già a 400 presentate su tutto il territorio italiano.
«I 50 milioni di euro stanziati basterebbero per una sessantina di danneggiati in modo grave, senza considerare i morti per vaccino anti Covid», commenta l’avv. Luca Ventaloro, che da trent’anni si occupa di indennizzi fra Rimini e Roma. L’avvocato segue circa 200 adulti con reazioni avverse da inoculazioni anti Covid «per i quali ho già presentato la domanda», e almeno altrettanti minori che hanno avuto problemi «principalmente da vaccino Mpr (anti morbillo-parotite-rosolia), da anti meningococco e da anti epatite. Su questo tipo di pratiche ci vogliono almeno sei, sette anni per arrivare ad una loro definizione. Inoltre, solo il 5% dei bimbi danneggiati ottiene un indennizzo. Senza nemmeno parlare della successiva lentezza nei pagamenti, per i quali passano anche quattro anni». Alla luce di questa tragica situazione ci si chiede cosa accadrà con la marea di richieste degli ultimi sei mesi, per le vaccinazioni contro il Covid.