Gli impatti del cambiamento climatico sono già qui e non è più così difficile osservarli. Il crollo di una porzione del ghiacciaio della Marmolada, che ha travolto diverse cordate di escursionisti che stavano salendo in vetta, è legato alle temperature particolarmente alte degli ultimi mesi, ma le attuali condizioni della montagna non dipendono solo dal caldo recente. Per gli effetti del cambiamento climatico il ghiacciaio si è ridotto del 30% in termini di volume solo tra il 2004 e il 2015, e secondo uno studio del 2019 scomparirà del tutto entro il 2050. «Da allora, la situazione è peggiorata molto per via dei cambiamenti climatici più accelerati che hanno portato all’aumento delle temperature – ha detto al Corriere della Sera Renato Colucci, docente di glaciologia dell’Università di Trieste e ricercatore del Cnr – Così, la scomparsa del ghiacciaio potrebbe avvenire anche entro vent’anni».
Il cambiamento climatico sta avendo un grande impatto sulla criosfera, cioè sui ghiacci e le nevi che ricoprono alcuni pezzi della superficie terrestre e che d’estate, di anno in anno, si sciolgono in misura maggiore di quanto poi riescano a righiacciare d’inverno. Si stima che il progressivo aumento della temperatura media globale porterà alla scomparsa della maggior parte dei ghiacciai alpini che si trovano al di sotto dei 3.600 metri di altitudine entro la fine del secolo.
«I ghiacciai a causa dei cambiamenti climatici non sono più in equilibrio, soprattutto, al di sotto dei 3.500 metri — spiega Colucci, — perché si è creato un clima diverso da 30 anni fa che non sostiene più la loro esistenza e, purtroppo, eventi tragici come quello accaduto sulla Marmolada sono, probabilmente, destinati a ripetersi. Il caldo estremo di questi ultimi giorni ha verosimilmente prodotto una grossa quantità di acqua liquida da fusione glaciale alla base di quel pezzo di ghiacciaio. Siamo quindi proprio nelle condizioni peggiori per distacchi di questo tipo». Nella zona, lo zero termico è stato registrato solo oltre i 4000 metri e nella giornata di domenica è stata registrata la temperatura record di 10,3 gradi, con la minima che di notte è rimasta sempre sopra i 5 gradi.
Ma quello che preoccupa più gli esperti è che il ghiacciaio non si è solo ridotto in volume e superficie (del 22% tra il 2004 e il 2015), ma si è anche frammentato. Non è più una massa di ghiaccio unita, ma è diviso in varie parti, anche per via della forma della montagna: un fenomeno che favorisce la fusione estiva perché le rocce della montagna, se esposte alla luce del Sole, assorbono calore e contribuiscono a riscaldare i ghiacci. È normale che durante l’estate pezzi dei ghiacciai si stacchino e crollino. Il ghiaccio che sta a diretto contatto con le rocce delle montagne fonde e fa da lubrificante per le masse di ghiaccio sovrastanti, favorendone il movimento.
Tuttavia, a causa delle condizioni meteorologiche degli ultimi mesi, il punto in cui il ghiaccio si scioglie è arrivato molto in alto. In termini tecnici, l’isoterma zero, cioè la linea che unisce le altitudini minime dove si raggiungono 0 °C, è arrivata mille metri più in alto rispetto alla cima più elevata della Marmolada. Significa che tutto il ghiacciaio è esposto a temperature a cui il ghiaccio fonde. Anche la scarsità di nevicate dello scorso inverno (una delle cause della siccità che sta affrontando il Nord Italia) ha ulteriormente favorito il processo, dato che mancano strati di neve recente che altrimenti avrebbero contribuito a proteggere il ghiacciaio dalle alte temperature.
L’aumento delle temperature medie globali degli ultimi anni sta determinando lo squilibrio del clima e porta con se sempre più situazioni emergenziali da affrontare. La tragedia della Marmolada evidenzia come gli impatti del cambiamento climatico sui ghiacciai e sull’ambiente montano non siano solo una questione ambientalista. I ghiacciai sono infatti tra le fonti principali di acqua dolce necessaria per la sopravvivenza della specie umana. Inoltre, essendo chiare, le superfici di ghiaccio hanno la capacità di riflettere le radiazioni solari (effetto albedo) e quindi di contribuire ad avere una temperatura media globale inferiore. Secondo gli esperti, è probabile che nel corso dell’estate e in futuro si assisterà ad altri distacchi di parti di ghiacciaio simili a quello sulla Marmolada, ma anche in altre zone delle Alpi.