– Non ho più l’età per fare certe cose.
Helene era sudata e aveva il fiatone. La maglietta era tutta bagnata e lasciava intravedere i capezzoli dei seni. Erano un po’ sfioriti, ma ancora invitanti. Adsum si pentì di non aver ceduto qualche ora prima alle sue profferte amorose. Avrebbe potuto accettare qualche sacrificio per il bene di Helene e non farsi tanti scrupoli. Il senso del dovere lo richiamò però all’ordine. Era lì per una ragione ben precisa e pensare a certe cose faceva male al cuore.
– Che ti senti, cara?
– Sono stanca.
– Vuoi un fazzolettino per asciugarti il sudore?
– No. Andiamo via.
– E dove andiamo?
– Ci sono tanti bei posti.
– Non mi viene in mente nulla.
Adsum assunse un’aria pensierosa. Si mise a ragionare sui massimi sistemi del mondo ed Helene andò su tutte le furie.
– Smettila di sognare.
– Non ti arrabbiare.
– Si crepa dal caldo. Andiamo via.
Adsum, che era stato richiamato sulla terra dalla voce alquanto alterata di Helene e dal suo sguardo torvo e minaccioso, meditava in cuor suo che partito prendere.
– Ti riaccompagno a casa e ritorno più tardi.
– Vuoi liberarti di me?
– No.
– Sono ingrassata e non mi vuoi più.
– Non è vero.
– Non sei diverso dagli altri.
– Ma… io…
– Non dovevo farti entrare.
– Cara… ma…io…
– Farabutto.
Helene lo incalzava e non gli dava neanche il tempo di rispondere. La situazione si faceva sempre più imbarazzante. Un rumore sordo e acuto all’improvviso squarciò l’immobile afa agostana. Helene per lo spavento gli si strinse forte al collo.
– Aiuto! Che è stato? Ho paura, Adsum!
– Lasciami. Mi strozzi! Sarà stato un petardo di Natale. O il Capodanno cinese… Che ne so!
– Un petardo di Natale? Ad agosto?
– Tutto può essere.
– Veniva da lì.
– Dove?
– Dal 73.
– Sì, è vero, dal 73.
Adsum si liberò dalla stretta mortale della donna. Con fare filosofico si accarezzò il mento. Nei momenti peggiori veniva fuori il suo spirito di uomo da azione.
– Ho paura.
– Vado a vedere e torno.
– Non lasciarmi da sola. Vengo anch’io.
Helene malediceva il momento in cui aveva risposto al citofono. Se l’era proprio cercata e per troppo amore si era ficcata in un bel guaio.
Il migliore degli atleti in quel momento non sarebbe riuscito a stare al passo di Adsum. Un’energia, che gli veniva dal profondo dell’essere, lo rendeva scattante come una molla. In un lampo salì al primo piano, poi al secondo e al terzo. Helene gli stava attaccata alle costole come un’ostrica. Era decisa a non mollarlo. Aveva una fifa tremenda.
– Va più piano.
– Aspettami giù.
– Ti verrà un infarto.
– Pensi sempre al peggio.
– Mi si scioglierà il trucco.
– Ti sembra il momento di pensare a queste cose?
– Non ho con me il fard.
– Non c’è un minuto da perdere.
– Aspettami.
– Dobbiamo capire cosa è stato.
– Farabutto!
Al quarto piano la porta di un appartamento era aperta. Il rumore proveniva da lì. Nell’aria c’era un inquietante silenzio. Adsum ed Helene si guardarono l’un l’altro negli occhi.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!