Saranno necessari ulteriori studi per comprendere le cause di una differenza di genere così marcata nella miocardite post-vaccino nei giovani. Intanto cominciano ad arrivare sempre più ricerche che attestano i danni da vaccino anti-Covid, evidenziando il rischio e l’incidenza di miocardite e pericardite nei ragazzi subito dopo la vaccinazione, segnalando la causalità. Un importante studio francese peer-reviewed pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, dal titolo “Age and sex-specific risks of myocarditis and pericarditis following Covid-19 messenger RNA vaccines”, ha concluso che, per i vaccini Pfizer e Moderna, il rischio di miocardite sale alle stelle una settimana dopo la vaccinazione.
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La miocardite è un processo infiammatorio del miocardio e, nonostante una gestione medica ottimale, la mortalità complessiva per queste patologie non è cambiata negli ultimi 30 anni. Inoltre può essere la causa sottostante delle “morti improvvise” oggi sempre più frequenti. La ricerca svolta da esperti d’oltralpe guidati Stéphan Le Vu, epidemiologo della sanità pubblica francese e ricercatore dell’Imperial College di Londra, ha mirato invece a fornire una valutazione completa dell’associazione – per vaccino, per sesso ed età – fra vaccini anti-Covid a mRna (Pfizer e Moderna) e l’insorgenza di miocardite e/o pericardite. È quindi una tessera assai importante nella valutazione rischi-benefici dei vaccini anti-Covid.
Utilizzando i dati sulle dimissioni ospedaliere e sui vaccini a livello nazionale, gli autori hanno analizzato tutti i 1.612 casi di miocardite e 1.613 casi di pericardite verificatisi in Francia nel periodo dal 12 maggio al 31 ottobre 2021, coinvolgendo 32 milioni di persone di età compresa tra 12 e 50 anni che hanno ricevuto 46 milioni di dosi di vaccini a mRna, giungendo a interessanti conclusioni che appaiono tutt’altro che tranquillizzanti, soprattutto alla luce delle sempre più innocue varianti del virus.
Eseguendo studi caso-controllo abbinati, Le Vu e collaboratori hanno trovato maggiori rischi di miocardite e pericardite durante la prima settimana dopo la vaccinazione, e in particolare dopo la seconda dose: per le miocarditi, in particolare, il rischio è risultato essere più grande di 8,1 volte con Pfizer, e di ben 30 volte con Moderna, rispetto al rischio del gruppo di controllo non vaccinato. Le associazioni più grandi sono state osservate per la miocardite dopo la vaccinazione con Moderna in persone di età compresa tra 18 e 24 anni: per loro, l’associazione dose-sviluppo della patologia era 44 volte più grande, un fattore che andrebbe senza dubbio considerato nella valutazione del rapporto rischi-benefici. Le stime dei casi in eccesso attribuibili alla vaccinazione hanno rivelato, però, un carico sostanziale di miocarditi e pericarditi anche in altri gruppi di età, e in entrambi i sessi.
Dopo un follow-up di 30 giorni a partire dalla dimissione dall’ospedale, si sono avuti 4 decessi (pari allo 0,24 per cento) tra i casi di miocardite (nessuno tra quelli esposti al vaccino) e 5 decessi (0,31 per cento) tra i casi di pericardite (incluso un paziente che ha ricevuto un vaccino da 8 a 21 giorni prima della diagnosi). Potrebbe sembrare una percentuale accettabile, ma di solito con queste patologie il peggio viene con il passare del tempo. «La miocardite associata al vaccino può presentare anomalie della risonanza magnetica persistenti 3-8 mesi dopo la diagnosi iniziale», ha affermato Sanjay Verma, cardiologo statunitense, commentando lo studio francese Ma queste potrebbero durare anche più a lungo: semplicemente, non è ancora passato abbastanza tempo per avere dati sul lungo termine.
Quello che dovrebbe far riflettere è il fatto che la maggior parte dei pazienti con miocarditi e/o pericarditi causate dai vaccini anti-Covid sono giovani e sani, o meglio erano sani, poiché in molti casi quello è solo l’inizio di un calvario che porta a disabilità (in molti casi, anche svolgere normali attività diventa un’impresa, e lavorare o studiare è impossibile) e spese mediche abnormi.