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Aifa e Iss litigano sui morti Covid

Il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Magrini dice che «un numero importante di decessi attribuiti al Covid non ha in realtà Sars-Cov2 come causa principale». Ci sarebbe quindi un errore nel conteggio, mentre per l’Iss il record italiano è dovuto all’età avanzata della popolazione

Redazione di Redazione
Agosto 30, 2022
in Italia
Tempo di lettura: 2 mins read
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Aifa e Iss litigano sui morti

L’Italia ha un alto numero di morti: 2.892 ogni milione di abitanti. Il grande numero di decessi Covid potrebbe però essere falsato. Per il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini qualcosa non torna nel bollettino di decessi giornalieri dovuti al coronavirus. «Per rispondere – dice Magrini a Repubblica – bisognerebbe capire qual è la ragione del decesso. Un numero importante di morti attribuiti al Covid non ha in realtà Sars-Cov2 come causa principale».

Il dibattito va avanti da due anni. Questi numeri sono stati usati per convincere gli italiani che le misure che venivano adottate fossero inevitabili, l’unica scelta possibile per salvare le nostre vite e quelle delle persone care. Ma alla fine così non è stato. «È cambiato molto rispetto al 2020 quando le polmoniti erano la causa principale dei decessi – assicura Magrini – ora non lo sono più. Se una persona muore di ictus o un tumore, ma incidentalmente è positivo, non è l’infezione virale la ragione del suo decesso. Su questo servirebbero più informazioni, ma non ha senso ora aprire polemiche: ho verificato i dati di un paio di regioni e nell’ultima settimana, fra le morti di persone positive in ospedale, non c’è neanche una polmonite da Covid nella diagnosi principale. Ci sono invece pazienti in cui l’infezione figura come complicanza nelle diagnosi secondarie».

La dichiarazione di Magrini però è in contrasto con quanto sostenuto dall’Istituto superiore di sanità. L’Iss nel suo ultimo report settimanale inserisce un’analisi del Case fatality rate (Cfr), cioè l’indicatore che permette di misurare il tasso di letalità del virus. Emerge che, quando questo indicatore è standardizzato sulla popolazione europea, i valori risultano «sempre più bassi rispetto ai valori del Cfr standardizzato che ha come riferimento la popolazione italiana». In sintesi, il tasso di letalità calcolato a livello europeo risulta più basso del dato riferito alla popolazione italiana. Nelle motivazioni dell’Iss: «Le differenze con gli altri Paesi europei, in termini di letalità, sono in parte dovute alla struttura per età della popolazione italiana, relativamente più anziana». Ma come mai il Giappone, che ha una popolazione anziana come e più della nostra, ha uno dei tassi di letalità più bassi del mondo?

La narrazione cambia, quindi, a seconda della politica che si intende adottare sul momento, come se non esistessero basi scientifiche. Chi ha ragione? L’Aifa o l’Iss? Le principali autorità sanitarie si contraddicono tra loro e a nessuno viene in mente di chiedere che venga aperta un’inchiesta per chiarire una volta per tutte la gestione di due anni di pandemia.

Tags: Agenzia italiana del farmacoAifaCovid-19IssIstituto Superiore di SanitàMorti Covid
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PICKLINE è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma n. 89 del 22/05/2018
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