L’Italia potrebbe essere costretta a fare a meno dell’energia elettrica che importa dalla Francia, a causa delle difficoltà di Eléctricité de France (Edf) che è alle prese con la diminuzione della produzione delle sue centrali nucleari. La notizia arriva poche ore dopo la conferenza stampa di Mario Draghi, durante la quale il presidente del Consiglio aveva detto che Germania e Francia sono tra i partner che l’Italia ha scelto, anche sulla base della tutela degli interessi degli italiani. Ma a quanto pare, per la Francia gli interessi nazionali vengono prima di quelli europei.
Edf, il grande produttore di energia elettrica posseduto dallo Stato francese all’84,4%, si appresterebbe a sospendere le esportazioni di energia elettrica al nostro Paese per i prossimi due anni. Macron aveva già lanciato, settimane fa, la parola d’ordine: sobriété. Per sensibilizzare l’opinione pubblica anche alcune delle principali attrazioni culturali saranno spente. Dopo la Torre Eiffel, è toccato alla piramide del Louvre e alla facciata della Reggia di Versailles. E a quanto pare questo piano di razionamenti riguarderà anche l’Italia. L’eventuale stop alle esportazioni, secondo quanto riporta La Repubblica, sarebbe stato comunicato da Eléctricité de France ai gestori della rete italiana e al ministero della Transizione ecologica.
In realtà, i problemi francesi sul nucleare sono noti da tempo. Il Mite ha confermato che la situazione è nota da mesi e i tecnici stanno già lavorando per compensare l’eventuale riduzione delle forniture, anche se non è certo che avvenga. La produzione di energia nucleare dell’azienda francese controllata dallo Stato è destinata a scendere al minimo da tre decenni. I dati sulla produzione in Francia diffusi dalla stessa Edf sono impietosi: nel periodo gennaio-agosto di quest’anno la produzione è stata di 191 terawattora, inferiore del 20% rispetto allo stesso periodo del 2021. Nel mese di agosto la produzione è stata di 18 terawattora, -37,6% rispetto all’agosto 2021. Al momento, sono fuori servizio 32 reattori, pari al 57% del totale. In termini di potenza disponibile, circa l’88% dei reattori francesi (54.070 Mw su 61.370 in esercizio, ovvero 50 reattori su 55) ha 30 anni o più. Di questi, un terzo ne ha 40 o più (17.180 Mw su 54.070, ovvero 19 reattori su 50).
Questa situazione sta facendo perdere alla Francia la sua posizione di primo esportatore europeo di elettricità e sta aggravando la crisi energetica in tutta Europa, dopo che la Russia ha tagliato le forniture di gas al Vecchio Continente. L’eventuale taglio delle forniture rischia di essere un problema serio per l’Italia, che importa circa il 13% dell’energia elettrica secondo i dati Terna. Secondo i dati Eurostat, circa il 5% dell’energia totale richiesta in Italia proviene dalla Francia. Il resto delle importazioni proviene invece dalla Svizzera (8,9% del totale) e in misura minore da Slovenia e Austria.
Nel complesso, nel 2021 l’Italia ha importato oltre 43 terawattora di energia elettrica (il 13%
dei consumi). Un taglio dell’export dalla Francia significherebbe per l’Italia, probabilmente, anche un calo di energia in arrivo dalla Svizzera, a sua volta rifornita dalla Francia. Si stima che, nel caso, verrebbero a mancare non meno di 3.000 Mw di potenza oraria. In apparenza l’Italia dispone
di capacità sufficiente a colmare questo vuoto, ma la cosa avrà un impatto sui prezzi, essendo la produzione italiana che colmerà il vuoto a gas o a carbone.
Alla Francia la solidarietà piace molto quando la riguarda, come il patto con la Germania di qualche settimana fa per lo scambio reciproco di gas contro energia elettrica, siglato da Macron e Scholz. La stessa solidarietà che la Germania ha chiesto all’Italia sul gas, con l’accordo stretto in primavera tra i ministri Cingolani e Habeck. I due Paesi si impegnano a sostenersi a vicenda in caso di gravi carenze di gas. Sembra però più probabile che sia l’Italia a dover fornire gas alla Germania, nel caso in cui la crisi si aggravi. E pensare che qualcuno ha ancora il coraggio di raccontare pubblicamente la favola di un’Unione Europea solidale, dove ogni Paese è pronto a correre in soccorso dell’altro di fronte alle difficoltà.