Santoni però era ancora arrabbiato e non voleva assolutamente ascoltare quello che aveva da dirgli. La moglie lo sapeva: quando dormiva non voleva essere disturbato ed eccetto lei non voleva nessuno accanto.
– Vattene via. Fuori di qui!
Stava gridando queste parole, aveva sollevato la scopa e stava per colpire con forza il giovane, quando aveva visto arrivare la moglie con il caffè.
– Che succede qui? Ho sentito gridare? Perché urli? – aveva detto come se nulla fosse Clara.
– Nulla, cara!
Santoni alla vista della moglie aveva capito che era stato colto in flagrante. La sua ira di un colpo era sbollita. Si era guardato velocemente intorno quasi a voler cercare un posto dove nascondere la scopa. Aveva abbozzato un sorriso ebete.
– Che ci fai con la scopa in mano?
– Nulla, cara!
– Perché tratti male il mio amato nipotino?
– Io?… Che dici!
– Sì, tu.
– Chi l’ha fatto entrare? Sai che…
– Sei il solito orso! È mio nipote e ha bisogno di te.
– Non ti arrabbiare… Vieni, Tommaso! Andiamo di là. Raccontami ciò che ti è accaduto.
Tommaso era un ragazzone alto, biondo e magrissimo. Aveva trent’anni ma sembrava un giovane di diciotto. Non somigliava per nulla al padre né alla madre e il maresciallo aveva avuto sempre dei dubbi sulla sua paternità. La cognata da giovane non era stata una santa e si diceva che avesse avuto molti amanti. La sorella, cioè sua moglie, sicuramente sapeva qualcosa ma ogni volta che le aveva fatto notare che Tommy non somigliava a Enrico lei aveva subito cambiato discorso. Santoni aveva una lunga anzianità di servizio e grazie alle sue influenti amicizie lo aveva fatto entrare in polizia. Inizialmente aveva fatto il corso come sottufficiale a Firenze ma poi era stato mandato a fare pratica a Roma. Da allora non ne faceva una buona e una volta al mese se lo ritrovava a casa bisognoso del suo aiuto. Aveva finanche detto alla moglie di non farlo più entrare ma lei aveva ignorato i suoi ordini ed era sempre punto e daccapo, e siccome la temeva evitava in ogni modo di farla arrabbiare. Anche se era piccola e mingherlina era tremenda. Per cui a solo vederla era tornato al suo posto. Dietro il suo sguardo tranquillo lui sapeva che si nascondeva una creatura tutt’altro che angelica e così aveva deciso di fare buon viso a cattivo gioco. Si vestì in fretta e dopo aver preso il caffè disse a Tommaso di spiegargli cosa gli era successo.
– Zio, sono nei guai!
– Questo l’ho capito! Dimmi cosa è successo.
– È un casino. Mi arresteranno.
– Cosa hai combinato questa volta?
– Mi hanno incastrato!
– Chi ti ha incastrato?
Al solo sentire la parola ‘incastrato’ alla moglie di Santoni si rizzarono i capelli in testa. Le mani cominciarono a tremarle, e il vassoio di cornetti caldi, che si era fatto portare dal bar, le cadde di mano e uno con il ripieno di marmellata andò a finire sulla camicia di Santoni. Urlò come un’invasata.
– Devi aiutarlo: è tutta colpa tua! Non dovevi farlo entrare in polizia!
Ora ricomincia, pensò Santoni, che non sapeva come uscire da quel casino.
– Ma se è stata tua sorella a pregarmi in ginocchio di farlo entrare e per riuscirci ho dovuto smuovere mari e monti!
– Non è vero!
– Che dici! Lo sai che è vero.
– Se fosse rimasto in banca non ci sarebbero stati tutti questi problemi. Mi sono opposta fin dal primo momento.
– Per causa sua devo favori a mezzo mondo e non ne fa una buona!
– Non conti nulla!
Santoni intuì che la situazione stava prendendo una brutta piega e che se avesse continuato così non sarebbe uscito da quell’impiccio. Si guardò la camicia macchiata di marmellata e pensò di aver capito da chi avesse preso il nipote, però non disse nulla per non attirarsi un’altra volta le ire della moglie che era già abbastanza inviperita. Fece accomodare Tommaso e lo pregò di raccontargli quanto era accaduto e di non tralasciare alcun particolare. Il giovane gli disse che il suo capo di Roma lo aveva messo alle calcagna di un certo Frick, che gestiva un traffico illegale di droga e di armi.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!