Dopo lo stop all’obbligo vaccinale per i sanitari e al bollettino dei dati settimanale, il ministero alla Salute si prepara ad affrontare il tema dell’isolamento dei positivi. Sono molte le pressioni per ridurre la durata dei tempi di quarantena e il ministro Orazio Schillaci ha detto che si sta lavorando a una novità. «Abbiamo già avuto le prime riunioni scientifiche con gli esperti dell’Istituto superiore di sanità e dell’Irccs Spallanzani, e anche con Aifa – ha detto il ministro – Per questo vediamo un attimo qual è l’evoluzione del quadro epidemiologico e ribadisco: ogni decisione verrà presa sempre e solo nell’interesse dei pazienti».
Oggi chi è positivo può uscire 5 giorni dopo aver ufficializzato l’infezione se ha un tampone negativo. Però, teoricamente, può fare il test solo se è stato senza sintomi per tre giorni. Questo potrebbe essere uno dei punti che viene cambiato. Non verrebbero cioè più presi in considerazione i sintomi. Potrebbe ad esempio essere previsto un solo giorno senza sintomi prima di fare il tampone. Altra possibilità è quella di basarsi esclusivamente sul tampone: chi lo ha negativo, anche a due o tre giorni dalla positività, sarebbe comunque liberato. Tamponi che che, secondo molti studi prodotti dal professor Mariano Bizzarri, solo nel 30% dei casi sarebbero positivi per il coronavirus, dato che con il metodo di amplificazione Pcr la percentuale di errore sarebbe elevatissima.
Siamo ancora una volta alle prese con una forte limitazione delle libertà individuali, la quale impatta direttamente sul sistema economico, mandando in isolamento una stragrande maggioranza di persone in buona salute, nonostante siano positive al tampone, e facendo ancora rischiare loro, nel caso violassero tale isolamento, una denuncia per epidemia colposa. Una epidemia che appare clinicamente conclusa da tempo, così come sostengono da tempo i medici che operano in prima linea, tra cui Matteo Bassetti, che ha più volte sottolineato come la malattia da Covid, ovvero la polmonite interstiziale bilaterale, sia scomparsa.
Quindi, il sistema politico-sanitario continua ad imporre una limitazione della libertà individuale, relegando in casa i malcapitati per almeno 5 giorni attraverso una procedura assurda, per qualcosa di simile più a un raffreddore che a una polmonite interstiziale bilaterale. Ebbene, da quanto riportano i giornali, il ministro Schillaci starebbe prendendo in considerazione la possibilità di ridurre il tempo che intercorre dalla fine dei sintomi al tampone. Di fatto, anziché cancellare questa ennesima impalcatura illiberale messa in piedi dall’ex ministro Speranza, ci si limiterebbe ad una leggera concessione che non sposta di un millimetro il problema, mantenendo un regime di “sorveglianza” che non blocca il virus, ma solo la vita di chi risulta positivo a un tampone.
Ormai da molti mesi si è invece deciso che i contatti delle persone positive non devono fare la quarantena. Teoricamente dovrebbero indossare la mascherina per dieci giorni e se hanno sintomi sono tenuti a fare un tampone per verificare se hanno l’infezione. Come noto, ormai da prima dell’estate, cioè da quando è arrivata Omicron 5, sono moltissimi coloro che non si fanno il tampone anche in presenza di sintomi proprio per non essere costretti all’isolamento.
Ci sono esperti che da tempo battono sul tema dei positivi. In merito a ciò, come riportato da La Repubblica, lo stesso Bassetti ha lanciato un vero e proprio appello al nuovo governo: «Mi auguro che si arrivi non alla riduzione della quarantena per i positivi al Covid, ma alla completa eliminazione. Credo che si debba necessariamente cambiare approccio su questo virus, levare l’obbligo di isolamento è lo strumento per una maggiore normalizzazione della convivenza con il virus. Spero di essere ascoltato, peraltro è stato già fatto in altri Paesi».