Ora che la pandemia non è più nella sua fase acuta, l’Ue ha un serio problema: cosa fare con le milioni di dosi di vaccini anti-Covid arrivate e non utilizzate o in arrivo negli Stati membri. Ormai il coro delle capitali è unanime: la richiesta è di rinegoziare i contratti con le case farmaceutiche per rimediare una maggiore flessibilità nella fornitura delle fiale, visto che la domanda è calata. Ma il Consiglio europeo della Salute, tenutosi venerdì a Bruxelles, ha di fatto ribadito la prosecuzione dell’emergenza sanitaria, cavalcata ad arte da oltre due anni, declinata lungo le direttrici di una crisi permanente, dell’obbligo vaccinale e della coercizione attraverso il Green pass.
Sbagliava chi pensava che l’emergenza da Covid-19, con il corollario delle vaccinazioni forzate e delle misure liberticide per i non allineati, si stesse attenuando. Poiché la gestione della pandemia si è rivelata un formidabile strumento di controllo sociale, l’Unione europea, evidentemente, non intende modificare affatto la propria strategia. Neppure dopo la candida ammissione dei vertici Pfizer in merito alla mancata sperimentazione dei vaccini che ci hanno inoculato.
Intervenendo al Consiglio salute a Bruxelles, anche il ministro Orazio Schillaci ha chiesto all’Ue un sforzo per modificare gli accordi con le case farmaceutiche: «Reputo necessaria la rinegoziazione dei contratti con le case farmaceutiche, ancora ineseguiti o soltanto parzialmente eseguiti», ha detto il ministro della Salute italiano, «prevedendo la possibilità di ridurre gli acquisti previsti in funzione dell’effettivo fabbisogno degli Stati». Secondo Schillaci, una rinegoziazione con i produttori permetterebbe un risparmio di spesa e una riduzione degli sprechi, che altrimenti potrebbe alimentare «un senso di disaffezione verso future campagne vaccinali: è urgente invitare la Commissione europea a porre in essere tutte le azioni contrattuali per tutelare i diritti degli Stati membri con riguardo agli Apa – Advanced purchase agreement».
Il documento seguito alla riunione, sottoscritto dai ministri della Salute europei, invoca a chiare lettere campagne di vaccinazione per gli adulti. Persino contro il morbillo, difterite, poliomelite e tetano. Inoltre, perché forse a Bruxelles sono dei veggenti, ecco un bel catalogo delle future emergenze che potrebbero investire l’Europa: hantavirus, encefalite delle zecche, malattia di Lyme, malaria, febbre del Nilo occidentale, dengue. Manca solo il vaiolo delle scimmie, scomparso dai radar.
Persuasione, propaganda e controllo: è così che hanno agito per due anni, ed è così che si propugna il modello delle “terapie preventive”. Per questo il Consiglio europeo della salute ha avanzato un suggerimento alla Commissione europea, ovvero quello di istituire «un forum di esperti sulla esitazione vaccinale». Come riporta La Verità è emersa la necessità di monitorare lo status vaccinale dei cittadini europei, attraverso una versione digitale dei certificati di vaccinazione e il reciproco scambio delle informazioni. Al di là dei problemi legati alla privacy, le persone diventerebbero così identità digitali, controllabili da remoto. Andiamo verso il modello cinese? Il documento parla anche di “sensibilizzazione” nelle scuole o di “azioni rivolte ai media”: appare chiaro il disegno totalitario e censorio.