Per mesi ci hanno detto che i vaccini immessi sul mercato per contrastare la diffusione del Covid-19 erano «perfettamente sicuri ed efficaci». E guai a dire il contrario, pena l’essere tacciato come “pericoloso no-vax”. Ma adesso, nel silenzio di molti media, ecco arrivare l’ammissione davanti al Parlamento europeo della responsabile commerciale di Pfizer, Janine Small: «Il vaccino anti-Covid non è stato testato per prevenire l’infezione».
Il 10 ottobre, al Parlamento Europeo, si è tenuta l’audizione sulla legittimità dei contratti conclusi da Ursula Von Der Leyen ed il ceo di Pfizer, Albert Bourla, il quale però si è rifiutato di testimoniare dinanzi ai vertici Ue. L’oggetto dell’indagine sono stati proprio gli acquisti dei vaccini Covid-19 per una somma pari a ben 71 miliardi di euro, cifra che corrisponderebbe a 4 miliardi e mezzo di dosi, ovvero 10 per ciascun cittadino europeo.
L’eurodeputato Rob Roos, del partito conservatore Erc (European conservatives and reformists) le ha rivolto una domanda secca: «Il vaccino Pfizer contro il Covid, prima di essere immesso sul mercato, è stato testato sulla prevenzione non soltanto della malattia ma anche della trasmissione del virus? Sì o no?». Janine Small ha candidamente replicato: «Mi chiede se sapevamo se il vaccino interrompesse o no la trasmissione, prima di immetterlo sul mercato? Ma no! Sa, dovevamo davvero muoverci alla velocità della scienza!».
«La confessione di Small è di una gravità inaudita – dichiara Roos – perché per la prima volta si è ammesso che le istituzioni hanno formalmente discriminato senza alcuna base scientifica. I nostri governi hanno perpetrato abusi e sottratto i mezzi di sostentamento ai cittadini, privandoli anche della loro vita di comunità, sulla base di questo assunto». Secondo Roos, le responsabilità sono condivise: «Da un lato, Pfizer ha guadagnato cifre enormi, soldi dei contribuenti, approfittando della situazione. Ovviamente hanno sempre saputo che non c’erano evidenze che il vaccino prevenisse anche l’infezione: non sono stati trasparenti. Dall’altro lato, però, i governi hanno agito come se queste evidenze ci fossero e hanno diffuso disinformazione istituzionale vessando i cittadini. Le vessazioni non sono colpa di Pfizer, ma dei governi».
🚨 BREAKING:
In COVID hearing, #Pfizer director admits: #vaccine was never tested on preventing transmission.
“Get vaccinated for others” was always a lie.
The only purpose of the #COVID passport: forcing people to get vaccinated.
The world needs to know. Share this video! ⤵️ pic.twitter.com/su1WqgB4dO
— Rob Roos MEP 🇳🇱 (@Rob_Roos) October 11, 2022
A cominciare da quello italiano. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nell’annunciare il provvedimento, aveva assicurato che il Green pass non era «un arbitrio», ma una misura attraverso la quale, «i cittadini possono continuare a svolgere attività, con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose». Una garanzia, in realtà, inesistente.
La dimostrazione è lampante se guardiamo il bollettino Covid di ieri: 70mila contagi e 80 morti, nonostante la popolazione italiana sia vaccinata per oltre il 90% del totale. Francesca Donato, anch’essa membro della commissione Covid, racconta: «Siamo sorpresi che Janine Small ci abbia risposto perché quella domanda la avevamo posta decine di volte. Da queste dichiarazioni si capisce che ab origine c’era la perfetta consapevolezza che questo vaccino non prevenisse il contagio. Quindi tutta la comunicazione e lo stigma morale riverberato con violenza sui cittadini attraverso i media è stata una gigantesca truffa, che non ha precedenti storici».
Draghi non è stato l’unico capo di governo a condannare i cittadini dissidenti: sulla stessa scia anche Macron, che con pregevole eleganza disse di voler «far incazzare i non vaccinati» e Biden, che cristallizzò lo stigma con la famosa definizione di «pandemia dei non vaccinati». Nei loro Paesi, però, non è stato impedito ai cittadini di lavorare. E soltanto da noi le misure vessatorie hanno colpito anche i minori, evocando proprio quella «protezione dal contagio» come fine ultimo delle misure adottate: il decreto che ha istituito il Green pass ha posto come obiettivo quello di «contenere e contrastare l’emergenza epidemiologica da Covid-19», mentre il dl che ha decretato l’obbligo vaccinale proprio per favorire la «prevenzione del contagio da Covid-19» .
Insomma, con due anni di ritardo abbiamo la prova, non solo che i vaccinati potevano infettare proprio come i non vaccinati, ma che milioni di persone sono state private della libertà di scelta, di lavoro, di libera circolazione – tutte cose sacrosante tutelate dalla Costituzione – sulla base di una bufala. E sulla base di questa bugia colossale, avallata da politici, scienziati e istituzioni, si è perpetrato un abuso: la privazione di tutti i diritti – lavoro, vita sociale, uso dei mezzi pubblici – sulla base di un presupposto oggettivamente falso.