La demagogia colpisce sempre più spesso anche la storia. E la Giornata della Memoria non fa eccezione. Lo scorso anno, per esempio, era il Green pass a stabilire chi poteva o non poteva partecipare agli eventi pubblici per commemorare le vittime dell’Olocausto. Aveva fatto discutere il post pubblicato sui social dalla nipote di Frida Misul, superstite della Shoah, che non aveva potuto partecipare alla commemorazione organizzata dal Museo Fattori di Livorno. Quest’anno invece è il fronte di guerra in Ucraina a definire chi non può partecipare alle celebrazioni e a stabilirlo è proprio il Museo di Auschwitz.
Il sito museale ha infatti comunicato che i rappresentanti di Mosca non sono stati invitati alle commemorazioni del 78esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento. «Data l’aggressione contro l’Ucraina libera e indipendente, i rappresentanti della Federazione Russa non sono stati invitati a partecipare alla commemorazione. Era ovvio che non potessi firmare alcuna lettera all’ambasciatore russo con un tono invitante, dato il contesto attuale. Spero che cambierà in futuro, ma abbiamo ancora molta strada da fare», ha commentato il portavoce del sito museale Piotr Sawicki all’Afp. Ci vorrà poi del tempo, secondo Sawicki , affinché Mosca «faccia un autoesame molto profondo dopo questo conflitto per tornare ai raduni del mondo civilizzato».
Nulla di particolarmente strano, se non fosse per il fatto che fu proprio l’Armata Rossa a entrare per prima ad Auschwitz. La 60ª Armata del “1º Fronte ucraino”, guidata dal russo Ivan Konev, il 27 gennaio del 1945, entrò all’interno del campo di sterminio nazista, trovandosi davanti gli orrori della Shoah e salvando di fatto la vita alle persone internate e sopravvissute alle violenze, alle privazioni e alla “soluzione finale” ordinata da Hitler.
Questo riconoscimento storico, però, non è bastato a impedire agli organizzatori polacchi, Paese tra i più attivi nel chiedere il pugno di ferro del blocco Nato-Ue nei confronti della Russia di Putin, di escludere la delegazione di Mosca dall’evento. La memoria degli orrori commessi nei campi di Auschwitz e Birkenau poteva, invece, essere l’occasione per un nuovo piccolo riavvicinamento tra le parti, favorito dal ricordo delle sofferenze causate da tutte le guerre.