Il conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo Amadeus ha annunciato nei giorni scorsi che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parteciperà come ospite all’ultima serata del Festival, in programma l’11 febbraio, con un intervento registrato. La presenza Zelensky a Sanremo ha prodotto una comprensibile ondata di critiche. Mentre l’escalation del conflitto in est Europa avvicina lo spettro di una terza guerra mondiale, molti personaggi pubblici, tra cui vari esponenti politici, si sono accorti che non è opportuno proiettare, durante un festival musicale, il videomessaggio di un presidente direttamente coinvolto nel conflitto, che invece di una soluzione diplomatica che porti alla pace continua a chiedere all’occidente armi sempre più potenti per rispondere al fuoco russo.
La notizia ha causato alcuni malumori e proteste tra politici e personaggi pubblici che in questi mesi hanno mantenuto una posizione ambigua sulla guerra, senza schierarsi a favore della Russia ma nemmeno dell’Ucraina. Zelensky in questi mesi ha ricevuto diverse critiche, in Italia e all’estero, da chi lo ha accusato di eccessivo protagonismo mediatico e di richiedere con troppa disinvoltura che i paesi occidentali intensifichino il loro coinvolgimento nella guerra.
Tra chi ha espresso scetticismo sulla partecipazione di Zelensky c’è stato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana». A quel punto è stato incalzato dai giornalisti sul tema, ma ha cercato di non parlarne direttamente, facendo però capire abbastanza chiaramente che a infastidirlo era proprio l’ospitata di Zelensky. In ogni caso il governo di cui fa parte ha deciso di fornire armi all’Ucraina per tutto il 2023.
Anche Carlo Calenda di Azione ha criticato la presenza di Zelensky nonostante le posizioni favorevoli all’invio di armi: «Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all’Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un paese in guerra». Ma su Zelensky a Sanremo il Terzo Polo non è compatto: «Invitarlo è un gesto di attenzione e di solidarietà al popolo ucraino», ha dichiarato il renziano Dario Nardella.
Il fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ha sollevato la sua contrarietà, linea condivisa col leader Giuseppe Conte e con altri esponenti come l’ex ministro Stefano Patuanelli, secondo cui “Sanremo non è il giusto contesto” e Alessandro Di Battista, ormai fuori dal Movimento, ma che oltre ad essersi dichiarato contrario all’intervento di Zelensky, ha annunciato la sua presenza al “controfestival”: una manifestazione per la pace e contro la Nato che si terrà proprio l’11 febbraio, in contemporanea col festival dell’Ariston, sempre a Sanremo, in piazza.
A lanciare l’iniziativa, appoggiata anche da vari esponenti della Commissione Du.pre. (Dubbio e Precauzione), è il Comitato di liberazione nazionale rifondato da Ugo Mattei. L’iniziativa è partecipata da una schiera di intellettuali: da Carlo Freccero allo storico Franco Cardini, al giornalista Manlio Dinucci e il reporter Giorgio Bianchi, fino a Moni Ovadia.
«La mia generazione – ha spiegato Freccero – è cresciuta col tabù del nucleare. Oggi Zelensky ci presenta la guerra con la leggerezza di un musical tra canzoni e siparietti di costume. Indipendentemente da come la pensiamo, bisogna riacquistare il senso della realtà e del pericolo». In un’intervista al Fatto Quotidiano, Ovadia aveva criticato la cosa per la «mediatizzazione ossessiva della guerra» e aveva sostenuto che in questo modo l’Italia stesse facendo «strame della Costituzione promuovendo una deriva militarista furiosa».
Se tanti intellettuali e anche politici si sono già espressi contro la partecipazione del presidente dell’Ucraina alla serata finale, ora la parola passa agli utenti, i quali annunciano una formale diffida nei confronti della Rai perché, sostengono, il servizio pubblico deve restare super partes: l’Ariston non può trasformarsi in un palcoscenico per la propaganda occidentale sulla guerra. Dalle libere opinioni, però, si è anche passati ai fatti, e ora la Rai ha davvero paura. L’Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi (organismo iscritto al Cncu e riconosciuto dal Ministero delle imprese) ha infatti annunciato una formale diffida nei confronti della Rai. Nella stessa si chiede di «non consentire la partecipazione del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo dopo le lamentele di molti consumatori che si schierano contro la partecipazione del presidente ucraino all’Ariston. Condividiamo l’appello lanciato da una lunga schiera di intellettuali per dire No a Zelensky a Sanremo – si legge ancora nel commento dell’associazione – Un Festival musicale, per di più trasmesso da una rete di Stato finanziata dai cittadini che pagano il canone, non può diventare un palco politico».