L’Aifa ha bloccato le indagini sulle autopsie delle persone venute a mancare dopo essersi sottoposte al vaccino contro il Covid-19. Fu proprio l’allora direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, secondo quanto riportato dai documenti interni mostrati in esclusiva nella trasmissione Fuori dal Coro di Mario Giordano, che avrebbe interrotto le indagini sulla morte del militare Stefano Paternò, deceduto a marzo del 2021, e di altre quattro persone.
La correlazione tra il decesso di Stefano Paternò, vaccinato contro il Covid l’8 marzo 2021 e deceduto nel sonno il giorno dopo, e il vaccino Astrazeneca è stata stabilita dal Tribunale di Siracusa, in seguito a delle perizie mediche. Torniamo al 18 marzo 2021, all’Aifa vennero preparati i documenti per poter visionare gli esiti delle cinque autopsie. Ebbene, le richieste non saranno mai inviate alla Procura. A provarlo è un documento interno datato 12 agosto 2021, mostrato dalla giornalista Marianna Canè, che sta da tempo svolgendo un meritorio lavoro d’inchiesta, e che riporta quanto scoperto in un articolo pubblicato su La Verità.
Vaccini, così hanno bloccato le indagini sulle morti sospette
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— Fuori dal coro (@fuoridalcorotv) April 11, 2023
Ciò che viene mostrato in trasmissione è una conversazione tra colleghi, uno dei quali conferma quanto accaduto: il direttore generale Magrini era intervenuto bloccando le richieste. Testualmente si legge: «Ricordo male o le richieste alle procure non sono mai state inviate perché il direttore generale non ha voluto?». «Ricordi bene», la risposta. L’Aifa, peraltro, era obbligata per legge a visionare tali esami: le autopsie erano indispensabili per valutare eventuali reazioni avverse dei vaccini.
Ma c’è di più. Un altro documento interno, datato 13 febbraio 2021, quindi alcune settimane prima della morte del militare, conferma che l’Aifa sapeva già che il vaccino Astrazeneca poteva essere pericoloso e nutriva dei dubbi sulla sua efficacia. «Una schifezza, si vaccina per nulla. Oltre il danno, la beffa», si legge sulla mail interna. Altri documenti confidenziali mostrerebbero pressioni da parte di Astrezeneca sull’Agenzia Italiana del Farmaco, affinché il proprio vaccino non venga bloccato nonostante gli effetti avversi segnalati. E infatti l’Aifa non modifica protocolli, né ritira il lotto somministrato a Stefano Paternò, poi sequestrato dalla Procura.
Infatti, il 9 marzo (che, per una tragica fatalità, era precisamente il giorno della morte di Paternò) la casa farmaceutica invia all’Aifa una comunicazione classificata come “confidenziale”. Proprio in quei giorni nella vicina Austria le autorità sanitarie avevano ritirato un lotto del vaccino Astrazeneca, per una morte sospetta, e un altro era finito sotto osservazione. In merito ai medesimi due lotti, quindi il colosso di Big Pharma scrive: «Astrazeneca propone che questi lotti continuino a essere distribuiti e somministrati». Dunque, Astrazeneca dettava la linea e Aifa si adeguava. L’Agenzia, effettivamente, né modificò i protocolli, né ritirò il lotto somministrato a Stefano Paternò: dovette pensarci la magistratura a richiederne il sequestro.