«Covid in Cina, attesi 65 milioni di casi a settimana», questo il titolo di un articolo pubblicato dall’Ansa il 23 maggio, non del 2020, bensì del 2023. E la stessa notizia viene riportata in modo allarmistico dai principali canali di informazione. Continua la narrazione del terrore.
«La variante XBB di Omicron, diventata prevalente in Cina, sta causando 40 milioni di contagi a settimana e raggiungerà il picco a fine giugno, con 65 milioni di casi a settimana», dice il professor Zhong Nanshan, l’esperto del governo cinese più rispettato nel campo delle malattie respiratorie. Variante contro cui la Cina ha approvato due nuovi vaccini prossimi alla commercializzazione e si appresta ad autorizzarne altri 3 o 4, ha riferito Zhong Nanshan.
Il coronavirus resta un “pericolo”, nonostante dal 5 maggio sia cessata l’emergenza, anche per l’Oms. «La minaccia del Covid non è scomparsa, anche se il mondo non vuole sentirne parlare, i governi debbono tenersi pronti a rispondere a una ripresa dei contagi. I governi debbono tenersi pronti a rispondere a una ripresa dei contagi», dice l’epidemiologa dell’Oms Maria Van Kerkhove, che ha guidato la strategia dell’Organizzazione mondiale della sanità durante la crisi. L’emergenza continuerà a essere dunque il nuovo paradigma dei governi improntati a restrizioni più o meno rigide con la giustificazione di garantire la salute pubblica.
L’organizzazione mondiale della sanità ha anche sottolineato che vi è il pericolo della comparsa «di un altro agente patogeno con un potenziale ancora più mortale». L’obiettivo dell’Oms è quello di stimolare i governi a impegnarsi nei negoziati per varare un regolamento sanitario internazionale e raggiungere un accordo per le prossime pandemie. Queste ultime, dunque, sono considerate come certe e tale spauracchio viene usato per convincere i governi a cedere la propria sovranità all’Organizzazione stessa nel momento in cui i nuovi disastri verranno proposti come realtà.
Il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha rafforzato la narrazione scomodando eventi del passato come l’ebola in Uganda e il colera scoppiato in più di 30 Paesi. Ghebreyesus ha espresso preoccupazione per le patologie riscontrate l’anno scorso nel Grande Corno d’ Africa, nell’Etiopia settentrionale, nel Sahel, in Pakistan e in Ucraina. Ha convinto così gli Stati membri a sottoscrivere l’impegno relativo all’approvazione di un bilancio di 6,83 miliardi di dollari per il periodo 2024- 2025. L’Italia destinerebbe così ben 43 miliardi di euro rispetto agli attuali 35. Tutto ciò nonostante le difficoltà dell’esecutivo, guidato da Giorgia Meloni, a trovare una quantità di denaro sufficiente per migliorare la sanità pubblica del nostro Paese.