Ormai ne sono consapevoli anche all’Oms. I vaccini anti-Covid non proteggono dalla malattia. Per questo l’Organizzazione mondiale della sanità, rilancia dicendo, senza mezzi termini, che «devono essere aggiornati». Il gruppo consultivo tecnico dell’Oms interviene ora sulla composizione dei vaccini contro il Covid (TAG-CO-VAC), perché, nonostante la chiusura dello stato di emergenza, i contagi proseguono e, soprattutto, non è escluso che in futuro sia una nuova pandemia ad affacciarsi.
«La minaccia del Covid non è scomparsa, anche se il mondo non vuole sentirne parlare, i governi debbono tenersi pronti a rispondere a una ripresa dei contagi. I governi debbono tenersi pronti a rispondere a una ripresa dei contagi», dice l’epidemiologa dell’Oms Maria Van Kerkhove, che ha guidato la strategia dell’Organizzazione mondiale della sanità durante la crisi.
L’Oms ha anche sottolineato che vi è il pericolo della comparsa «di un altro agente patogeno con un potenziale ancora più mortale». L’obiettivo dell’Oms è quello di stimolare i governi a impegnarsi nei negoziati per varare un regolamento sanitario internazionale e raggiungere un accordo per le prossime pandemie. Queste ultime, dunque, sono considerate come certe e tale spauracchio viene usato per convincere i governi a cedere la propria sovranità all’Organizzazione stessa nel momento in cui i nuovi disastri verranno proposti come realtà.
Intanto, la Fondazione Rockefeller ha comunicato che investirà 5 milioni di euro a favore del centro dell’Organizzazione mondiale della sanità di Berlino. L’importo sarà utilizzato per finanziare alcuni progetti relativi all’adozione di mezzi adeguati per gestire le prossime pandemie. L’ente ha sottolineato pure che «la sorveglianza includerà le malattie generate anche dall’aumento delle temperature e dalle condizioni meteorologiche estreme».
La Fondazione Rockefeller aveva già tratteggiato, nel documento pubblicato sul suo sito internet nel 2010 e intitolato: “Scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale”, l’avvento di una epidemia catastrofica entro il 2020. Un’epidemia che avrebbe spinto i popoli a cedere la loro sovranità ad un governo autoritario e utraglobalista che avrebbe controllato, con la scusa della biosicurezza, l’intera società.
Non è difficile inquadrare le questioni climatiche e sanitarie in tale scenario catastrofico. Entrambe potrebbero diventare la scusa per applicare nuove pesanti restrizioni nei confronti delle popolazioni. Lo scopo dichiarato potrebbe essere quello di sviluppare un’efficace tutela ecologica o sanitaria, cronicizzando i lockdown e le limitazioni dei diritti costituzionalmente garantiti.
Il vertice dell’Assemblea mondiale della sanità di Ginevra ha confermato la direzione intrapresa. Il numero uno dell’Organizzazione, Tedros Ghebreyesus, ha invitato gli Stati membri a intensificare i propri sforzi per raggiungere un accordo sulla modifica dei trattati pandemici. Le misure restrittive, decise dall’organismo, diventerebbero vincolanti per tutti gli aderenti e non potrebbero essere discusse dai Parlamenti eletti dai cittadini.
Il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha utilizzato ancora una volta la strategia del terrore per sollecitare il raggiungimento di un’intesa. Non ha escluso dunque il ritorno del coronavirus, o l’arrivo in futuro di patologie sconosciute più letali, senza mostrare però alcuna prova scientifica al riguardo. Tutto questo è stato espresso tra l’altro in palese contraddizione con la sua dichiarazione di qualche settimana fa relativa alla cessazione dell’emergenza internazionale.
Il quadro narrativo è stato reso ancora più cupo dall’allarme lanciato dalla Cina in merito a possibili 65 milioni di casi settimanali di Covid. C’è dunque una evidente assenza di volontà di porre fine allo scenario terroristico per preparare l’opinione pubblica ad accettare passivamente altre misure contrarie alla democrazia.