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La fine dell’emergenza non è la fine della pandemia

L’Oms ha sottolineato che ha posto fine all’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale, ma il Covid è ancora un rischio. «Non esiterò a proclamare una nuova emergenza, se la situazione dovesse cambiare», ha detto Ghebreyesus. La narrazione terroristica prosegue

Redazione di Redazione
Maggio 7, 2023
in Mondo
Tempo di lettura: 2 mins read
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La fine dell’emergenza non è la fine della pandemia

Alla fine lo hanno ammesso. Gli esperti della pandemia che hanno imperversato per oltre tre anni, ossia i responsabili dell’Organizzazione mondiale della sanità, dopo molti ripensamenti hanno decretato che «il Covid-19 non si qualifica più come una emergenza globale». Eppure il direttore della stessa Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo la riunione del comitato di emergenza che ha analizzato l’attuale situazione epidemiologica, è tornato ancora una volta sovradimensionare la malattia: «Il coronavirus ha causato 20 milioni di morti», mentre i numeri ufficiali (malattia diagnosticata con tampone) parlano di 7 milioni. Non ha, dunque, specificato tuttavia le doverose distinzioni tra coloro che avevano altre problematiche fisiche e quanti sono deceduti esclusivamente a causa del virus.

La narrazione terroristica quindi prosegue alternando, secondo la consueta strategia, le rassicurazioni alle minacce. L’obiettivo è chiaro: cronicizzare le misure presentate come salvifiche, togliere i diritti costituzionali in virtù dell’emergenza. L’incubo iniziato il 30 gennaio 2020 non finirà mai. «Migliaia di persone stanno lottando per la vita nelle terapie intensive e altre milioni continuano a vivere con le conseguenze da post Covid. Questo virus è ancora qui per rimanere. Sta uccidendo e mutando. Il rischio di nuove varianti sta emergendo e causando nuovi picchi di casi e di morti. La peggiore scelta che i Paesi possano attuare consiste nell’abbassare la guardia, smantellare i sistemi che hanno costruito e mandare il messaggio ai cittadini che non c’è più nulla da preoccuparsi», ha detto Ghebreyesus.

La fine dell’emergenza dovrebbe dunque portare a una rielaborazione seria e scientifica di quanto successo durante il Covid. Su un piano sanitario e su un piano sociale. Ma i cosiddetti esperti e i politici non vogliono far emergere scomode verità. L’ultima conferma in questo senso arriva dal “Technical Report” dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Si tratta di un breve documento il cui pensiero conduttore sarebbe il seguente: «Prima di tutto imparare dagli errori e dalle esperienze fatti con il Covid», come spiega Borgonovo su La Verità. Ma quali sarebbero allora questi errori commessi durante la gestione del virus?. Noi penseremmo subito ai lockdown, alla sospensione della democrazia, al Green pass che ha fatto perdere il lavoro a migliaia di persone, la violenta discriminazione con cui è stata martoriata la popolazione. E invece no. L’Ecdc nell’individuare nove aree tematiche e quattro grandi aree che rimandano ciascuna a punti di criticità nella risposta a una minaccia per la salute pubblica non fa alcun riferimento a questi errori. Così come l’Oms.

Ghebreyesus e altri funzionari dell’Oms hanno comunque sottolineato che l’Organizzazione mondiale della sanità ha posto fine all’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale, ma la pandemia non è finita. «L’Oms non dichiara l’inizio di una pandemia e non ne dichiarerà nemmeno la fine. Tuttavia, un mondo stanco di Covid probabilmente interpreterà questo annuncio in questo modo» hanno detto i funzionari dell’Oms. «La fase di emergenza è finita, ma Covid è qui per restare», ha dichiarato Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico Covid dell’Oms. Si è trattato di una decisione «presa con estrema cautela. Non esiterò a proclamare una nuova emergenza, se la situazione dovesse cambiare», ha detto Ghebreyesus.

Tags: Covid-19Emergenza CovidOmsOrganizzazione mondiale della sanità
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