In nome dell’emergenza tutto è lecito. Anche la censura. Nel Regno Unito si scopre come il governo abbia promosso e finanziato un’unità segreta di censori. Il Telegraph ha rivelato come nel bel mezzo della pandemia sarebbe stata creata la UCD (unità contro la disinformazione): un organismo nato per bloccare i contenuti di chi, attraverso i propri post, metteva in discussione alcune scelte dei governi del Regno Unito, come la vaccinazione di massa imposta anche ai minori. I messaggi considerati “indesiderati” venivano così puntualmente rimossi, seguendo un copione in realtà non nuovo: in America, nei mesi scorsi Twitter aveva rilasciato informazioni simili sull’operato del governo americano.
L’UCD è stata fondata nel 2019 per arginare il fenomeno pro Brexit, ed è tutt’ora in attività. Il suo maggiore impiego è però avvenuto proprio negli anni dell’emergenza sanitaria, quando l’obiettivo esplicito era quello di eliminare la dissidenza. Ogni opinione contraria all’opera di governo su lockdown e vaccini veniva segnalata e prontamente censurata, mentre i profili più noti della dissidenza, come professori e medici, venivano monitorati.
Per rafforzare il controllo, sempre stando alle rivelazioni del Telegraph, sarebbe stata impiegata anche un’intelligenza artificiale, sfruttata per setacciare al meglio il vasto mare dei social e aiutare i funzionari a trovare i contenuti considerati più scomodi. Tra le personalità che sarebbero state monitorate durante la pandemia ci sarebbero per esempio il professor Carl Heneghan , epidemiologo di Oxford che aveva dato dei consigli a Boris Johnson, e il dottor Alexandre de Figueiredo, ricercatore presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM). Anche Molly Kinglsey, leader di una campagna per tenere aperte le scuole durante la pandemia, sarebbe finita sotto osservazione.
Il meccanismo, insomma, sarebbe stato il seguente: chi esprimeva opinioni contrarie alle politiche del governo in maniera insistita veniva monitorato e i suoi post segnalati. In alcuni casi, stando al Telegraph, sarebbe poi scattata la vera e propria censura social, con Facebook e Twitter a limitare la libertà degli utenti considerati più “pericolosi”. Molte informazioni ad oggi rivelatesi veritiere sono state cancellate in nome della lotta alla “disinformazione”. Il governo ha giustificato le sue azioni ricorrendo alla solita vecchia storia della difesa del bene pubblico, tirando in ballo la «sicurezza nazionale del Regno Unito».
L’esistenza di un’unità segreta contro la dissidenza è infatti solamente l’ultima di una serie di notizie che evidenziano chiaramente come la gestione pandemica sia stata tutt’altro che democratica: i Twitter Files hanno rivelato come un medesimo sistema fosse usato anche negli Stati Uniti. A questo punto bisogna chiedersi: quante altre prove servono affinché si apra un filone d’indagine?