È la prima volta che un ex presidente Usa viene incriminato per reati federali. Donald Trump è stato incriminato per 37 capi d’accusa che riguardano la violazione di sette leggi federali. Poche ore fa l’ex presidente degli Stati Uniti si è presentato al tribunale di Miami per essere messo temporaneamente in stato di fermo dopo l’incriminazione per l’indagine federale sui documenti riservati che erano stati trovati nella sua villa di Mar-a-Lago, in Florida. Si è dichiarato non colpevole.
La messa in stato di fermo è una procedura standard negli Stati Uniti quando una persona viene incriminata con il sospetto di aver commesso un crimine non violento. Ma a Trump sono stati concessi alcuni trattamenti di riguardo: non è stato condotto in tribunale in manette, non gli siano state fatte le foto segnaletiche e non gli sono state prese le impronte digitali. A poche ore dalla comparizione in tribunale a Miami, è tornato ad attaccare il procuratore speciale Jack Smith su “Truth” chiamandolo «delinquente». E ancora, lo ha definito «un pazzo della destra radicale e Trump Hater, come lo sono tutti i suoi amici e la sua famiglia». L’ex presidente degli Stati Uniti ha anche accusato il dipartimento di Giustizia «essere corrotto», «nelle mani di Biden» e di aver «messo apposta le carte negli scatoloni».
L’indagine per cui Trump è stato incriminato era iniziata dopo una richiesta fatta a febbraio al dipartimento di Giustizia dalla National Archives and Records Administration (NARA), un’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di conservare i più importanti documenti governativi e storici del paese.
L’agenzia aveva detto che, al termine del suo mandato presidenziale, Trump aveva portato via dalla Casa Bianca diversi documenti governativi, tra cui alcuni indicati come “classified”, ovvero riservati e coperti da vincolo di segretezza, che non possono essere assolutamente divulgati, violando il Presidential Records Act, una legge che impone ai presidenti statunitensi di consegnare ai National Archives tutti i documenti prodotti dalla propria amministrazione.
Nell’agosto del 2022 l’Fbi (l’agenzia investigativa della polizia federale) aveva perquisito Mar-a-Lago e aveva trovato oltre venti scatoloni contenenti più di 13 mila documenti, tra cui un centinaio classificati come riservati e coperti da vincolo di segretezza, che avrebbero dovuto essere conservati in sedi governative. Il dipartimento di Giustizia aveva spiegato che la perquisizione era stata fatta dopo che erano state raccolte «numerose prove» che attestavano i tentativi dei legali di Trump di nascondere i documenti riservati conservati nella villa e di evitare di consegnarli alle autorità.
L’Fbi aveva prelevato dalla villa numerosi documenti classificati come “top secret” o come “sensitive compartmented information”, una tra le categorie che indicano informazioni altamente sensibili e riservate. Tra gli altri, c’erano anche documenti relativi alle difese militari e agli armamenti nucleari di un paese straniero. Le incriminazioni non vietano a Trump di continuare la sua campagna elettorale per le primarie del Partito Repubblicano in vista delle elezioni presidenziali del 2024, né di essere eventualmente eletto presidente.