Trema il mondo della politica dopo l’arresto di Marcello Minenna, ex direttore dell’Agenzia delle Dogane e attuale assessore all’Ambiente della Calabria, e dell’imprenditore Gianluca Pini, deputato con la Lega dal 2006 al 2018, nell’ambito di un’inchiesta della procura di Forlì su una presunta fornitura illecita di mascherine all’Asl (Azienda sanitaria locale) Romagna. Entrambi sono agli arresti domiciliari. Come riporta l’Ansa, in tutto sono stati 34 i provvedimenti cautelari nei confronti di funzionari della prefettura di Ravenna e dell’Asl Romagna. Secondo l’ipotesi accusatoria della procura, Pini avrebbe ottenuto un appalto milionario dall’Azienda Usl Romagna per la fornitura di mascherine, nonostante non esistesse nessuna specifica attitudine aziendale, lucrando così anche sulla pandemia del 2020.
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Secondo quanto emerso dalle indagini, Minenna e Pini avrebbero creato una rete di rapporti che avrebbe permesso a Pini di ottenere senza gara un appalto da 3,5 milioni di euro per la fornitura di mascherine all’Asl Romagna, che comprende i territori di 73 comuni tra cui Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini. Per instaurare alcuni di questi rapporti sarebbero stati inoltre commessi reati di corruzione nei confronti di membri delle forze dell’ordine, di un funzionario prefettizio e di membri dell’Agenzia delle Dogane.
Pini, pur non facendo più parte della Lega, grazie alle sue conoscenze nel partito avrebbe promesso a Minenna di aiutarlo a ottenere la riconferma nel ruolo di direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, con l’insediamento del nuovo governo: in realtà all’inizio del 2023 era stato nominato al suo posto Roberto Alesse. In cambio Minenna avrebbe fornito la sua collaborazione da direttore dell’Agenzia delle Dogane per gli interessi privati di Pini.
Secondo i pm, Pini aveva promesso a Minenna di «accreditarlo all’interno della Lega in modo venisse considerato un uomo di quel partito». E gli prometteva «la conferma della nomina a Dg dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo, che effettivamente otteneva». «Minenna – continuano i pm – accettava le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica». In particolare «alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci» fra cui le mascherine al centro dell’inchiesta.