Abrogazione del reato di abuso d’ufficio, depotenziamento del reato di traffico di influenze illecite, stretta alla pubblicazione delle intercettazioni. Non si coglie a pieno la valenza del disegno di legge governativo sulla riforma dell’ordinamento giudiziario presentato da Carlo Nordio se ci si limita a ipotizzare le sue ricadute dirette, dopo che avrà passato il vaglio parlamentare.
“Il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. Dopo l’approvazione in parlamento del disegno di legge del ministro, molti magistrati infatti si ritroveranno a pronunciare in aula questa formula. È l’effetto dell’abolizione dell’abuso d’ufficio e della contemporanea modifica del traffico di influenze. La riforma Nordio taglia così alla radice processi e indagini su manager, magistrati e politici.
Il reato di traffico di influenze, introdotto nel 2012 e riformato nel 2019, già non godeva di buona salute grazie alla Cassazione che lo aveva spuntato un poco. Ora diventa un’arma quasi inservibile per i pm. Potrà essere contestato soltanto quando la mediazione (segnalazione, raccomandazione, interferenza che sia) verso il pubblico ufficiale sul quale si ha influenza sia finalizzata alla commissione di un reato. E qual è il “reato fine” oggi contestato in molte indagini per traffico? Proprio l’abuso d’ufficio che Nordio vuole abolire. Così, come spiega Il Fatto quotidiano, molti traffici contestati dai pm diventano grazie al governo Meloni pienamente leciti perché finalizzati sì a condizionare il pubblico ufficiale per fini privati ma non per fargli commettere anche un altro reato.
Non sarà più reato l’abuso d’ufficio per l’acquisto delle mascherine imputato a Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l’emergenza. E l’abolizione di questo reato provocherà, come in un domino, la caduta di un’altra accusa a un altro indagato. E già, perché Arcuri era iscritto all’inizio insieme a Mario Benotti, giornalista Rai prestato all’imprenditoria. Secondo le accuse grazie alla sua conoscenza con l’ex commissario, Benotti avrebbe fatto da intermediario nell’acquisto da parte della struttura commissariale in piena emergenza di 801 milioni di mascherine per 1,2 miliardi da tre aziende cinesi. Per quella fornitura, le società cinesi pagarono a Benotti una provvigione di 12 milioni e altri 59,7 milioni ad altri indagati (suoi partner nell’operazione).
Ecco che tutto questo giro di soldi e forniture uscirà dal mirino della Procura. L’abuso di ufficio, sempre negato da Arcuri, era stato individuato dai pm nella violazione di un Regio Decreto del 1923 che avrebbe imposto al Commissario di formalizzare la mediazione di Benotti. Quanto al traffico di influenze, una sentenza della Cassazione, proprio sul caso Benotti, aveva di fatto anticipato ciò che ora potrebbe avvenire con la riforma Nordio. Si tratta della sentenza numero 1182 del 2022 che nei fatti ha ispirato il ministro della Giustizia nella modifiche al traffico di influenze.
Nella vecchia formulazione dell’articolo 346 bis del 2012 (legge Severino) la mediazione diventava illecita se era finalizzata a far compiere al pubblico ufficiale un atto contrario ai doveri di ufficio. Non necessariamente un reato. Nel 2019 la legge ‘Spazzacorrotti’ elimina il requisito dell’atto contrario ai doveri d’ufficio pensando in teoria di ampliare l’ambito della punibilità e invece rende più difficile stabilire quando la mediazione poteva essere considerata illecita.
Poi è intervenuta la Cassazione che ha approfittato della vaghezza dell’articolo per ‘sterilizzarlo’ in via interpretativa. In assenza di una legge sulle lobby che stabilisca cosa sia la mediazione lecita, secondo la Cassazione, non può essere la giurisprudenza a stabilire il confine tra lobby e mediazione illecita. «Il connotato di illiceità della mediazione onerosa – scrivono gli ermellini – deve essere correlata allo ‘scopo’, alla finalità dell’attività d’influenza. (…) La mediazione è illecita se è volta alla commissione di illecito penale – di un reato – idoneo a produrre vantaggi al committente».
Principio che ora Nordio afferra e trasforma in legge. E già nell’udienza preliminare sulle mascherine fissata il prossimo 15 settembre per Arcuri e Benotti, i pm potrebbero dichiarare nullo il procedimento, perché l’abuso del primo e di riflesso il traffico del secondo sono fatti non più previsti come reato.