La guerra a Gaza è ricominciata. La speranza che la tregua potesse arrivare almeno fino alle prime ore di lunedì, che potesse essere prolungata ancora di qualche giorno per vedere il ritorno di nuovi ostaggi, è stata spenta da Hamas, che allo scadere dell’accordo non ha consegnato una lista di prigionieri da liberare e ha violato la pausa sparando razzi. Israele ha risposto colpendo anche il sud della Striscia di Gaza.
Migliaia di abitanti di una zona agricola situata a sud di Gaza stanno raggiungendo la vicina città di Khan Yunis dopo aver ricevuto oggi l’ordine di sgombero immediato da parte dell’esercito israeliano. Si tratta degli abitanti dei villaggi di Karara, Khuzaa, Bani Suheila ed Abasan, situati a breve distanza dalla linea di demarcazione con Israele. Fonti locali riferiscono di lunghe code di persone che intasano la arteria Sallah-a-din diretti verso Khan Yunis con automobili, carretti o anche a dorso di asini.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato Hamas della mancata estensione della tregua, sostenendo che il gruppo radicale palestinese non abbia voluto liberare altri ostaggi. Le due parti si erano inizialmente accordate per una tregua di quattro giorni, che era stata prolungata più volte dopo lunghe e complicate negoziazioni mediate dal Qatar, che ha buoni rapporti con entrambe. L’ultima proroga ha permesso la liberazione di otto ostaggi israeliani da parte di Hamas, e di 30 detenuti palestinesi da parte di Israele. In tutto in sette giorni Hamas ha liberato 105 persone prese in ostaggio nel corso dell’attacco del 7 ottobre (su un totale di circa 240), di cui 78 donne e minori israeliani. Gli altri ostaggi liberati erano di diverse nazionalità, prevalentemente thailandesi, e sono stati liberati sulla base di accordi separati che non facevano parte di quelli per la tregua con Israele. Israele ha invece liberato in tutto 210 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri del paese.
Fin dai primi giorni della tregua le autorità israeliane avevano detto che la sospensione dei combattimenti sarebbe stata temporanea, quindi non un “cessate il fuoco” definitivo come chiesto dalle Nazioni Unite, e che una volta terminata avrebbe ricominciato le operazioni militari nella Striscia di Gaza per colpire Hamas. Il ministero della Salute della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha detto che nelle prime dalla ripresa dei combattimenti i bombardamenti israeliani hanno ucciso in tutto 32 palestinesi in varie zone della Striscia, da nord a sud.
Negli ultimi due giorni i rappresentanti di Israele e Hamas avevano detto di essere disposti a sospendere i combattimenti ancora per qualche giorno, anche se il governo israeliano aveva precisato che in ogni caso non intendeva far proseguire la tregua oltre domenica. Giovedì il Wall Street Journal aveva scritto, citando funzionari del governo egiziano, che Israele e Hamas si sarebbero accordati per un ottavo giorno di tregua, ma non ci sono state conferme né da parte del governo israeliano né dal gruppo radicale palestinese.
Già giovedì mattina, però, la tregua sembrava arrivata alla fine, i miliziani della Striscia avevano indicato una lista di ostaggi soltanto allo scadere dell’accordo, che è stato esteso all’ultimo, e pochi minuti dopo, alle porte di Gerusalemme due uomini sono scesi da una macchina con un fucile d’assalto e una pistola e hanno iniziato a sparare a delle persone alla fermata dell’autobus, uccidendone tre. Gli attentatori sono stati neutralizzati da due soldati non in servizio e da un civile armato, avevano la macchina piena di munizioni ed erano membri di Hamas. L’organizzazione ha rivendicato l’attentato nelle ore in cui il segretario di stato americano, Antony Blinken, percorreva Israele, la Cisgiordania e andava infine a Dubai per parlare di tregua.