Dovevano servire per «rimettere in sesto scuole e strade». Ma per le Province arriva una battuta d’arresto, forse definitiva. In piena sessione di Bilancio, il dossier, che giace in commissione Affari costituzionali del Senato, è archiviato. Per Matteo Salvini è un altro colpo. Aveva giurato che sarebbe stata una battaglia da lui vinta: le avrebbe riportate all’elezione diretta con le competenze, la scelta diretta dei cittadini e i soldi.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti puntava a votare per le ripristinate Province già in primavera insieme alle Europee. La sua opinione, del resto, è ben nota da tempo: mandare in soffitta la riforma Delrio, quella con cui il centrosinistra aveva depotenziato gli enti che poi Matteo Renzi, tramite il referendum costituzionale del 2016, avrebbe voluto abolire tout court. Ma la consultazione ha dato un esito contrario rispetto alle volontà dell’ex premier, così le province sono rimaste quell’ibrido frutto di una riforma organica rimasta incompiuta.
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Nonostante, dunque, le insistenze della Lega e di Matteo Salvini il ripristino delle Province salta ancora una volta. Il motivo è sempre lo stesso: la mancanza di soldi. Per trovarli andrebbero limati altri capitoli di Bilancio: con il rischio di gravare ulteriormente sui cittadini. Quindi con buona pace del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, la riforma va in soffitta almeno fino a dopo le elezioni europee.
Lo stop al ripristino delle Province era scattato a inizio settembre quando era saltata la seduta in Senato. Ma nonostante i numeri dei sondaggi dicono che in questa fase il centrodestra prenderebbe la maggioranza delle nuove amministrazioni provinciali, il partito della premier Giorgia Meloni rifiuta di sostenere la proposta della Lega. La sottosegretaria Wanda Ferro sembrava aver inserito il ritorno delle Province nell’accordo tra Lega e Fratelli d’Italia sul pacchetto di riforme istituzionali. Nel pacchetto c’era il taglio del quorum per vincere le Comunali nelle città più grosse e lo sblocco del limite di due mandati consecutivi per i sindaci.
Invece, salta tutto. La promessa di Salvini di riportare le Province all’elezione diretta, con il ripristino delle vecchie competenze e delle vecchie cariche si scontra con un ostacolo insormontabile: la mancanza di circa un miliardo di euro necessario per annullare la riforma Delrio.