Le condizioni di detenzione di Ilaria Salis, l’italiana di 39 anni in carcere a Budapest perché accusata di aver aggredito due estremisti di destra, mostrata a processo in catene, diventano un caso. In vista del Consiglio Ue straordinario del 1° febbraio, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro ungherese Victor Orban. Il Presidente del Consiglio ha altresì, nel pieno rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura ungherese, portato l’attenzione del primo ministro Orban sul caso della nostra connazionale Ilaria Salis. In precedenza diverse iniziative diplomatiche erano state adottate, a partire dal 22 gennaio, dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con il suo omologo ungherese Peter Szijjarto.
Lunedì in Ungheria si è tenuta la prima udienza del processo contro Ilaria Salis, la militante antifascista milanese che da quasi un anno si trova in detenzione preventiva in un carcere di massima sicurezza di Budapest con l’accusa di aver aggredito dei neonazisti fra il 9 e il 12 febbraio del 2023, nei giorni in cui migliaia di persone da tutta Europa erano andate in Ungheria per festeggiare il Giorno dell’onore (Tag der Ehre): una serie di cortei, concerti ed eventi con cui si celebra un battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire l’assedio di Budapest da parte dell’Armata Rossa
Salis, che aveva già detto di essere detenuta in condizioni «disumane», è stata portata nell’aula del tribunale in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da cinturoni di cuoio chiusi con lucchetti. Le immagini di lei in queste condizioni sono state diffuse da tutti i giornali e le tv, suscitando indignazioni e proteste: Mauro Straini, uno dei suoi avvocati, ha definito «un guinzaglio collegato a un dispositivo alle caviglie e uno ai polsi». «Quello alle caviglie è stato rimosso durante l’udienza, quello ai polsi no», ha detto Straini alla Stampa, «ed è stato tenuto saldamente da un agente per tutta la durata dell’udienza».
Le dure condizioni a cui era sottoposta Salis avevano già fatto discutere sulla stampa italiana, assieme alla gravità delle pene a cui rischia di essere condannata. Per i primi sei mesi di detenzione preventiva le erano stati impediti i contatti con la famiglia, che da settembre era riuscita a visitarla solo due volte. In una lettera che aveva fatto arrivare in Italia attraverso i suoi avvocati all’inizio di ottobre, Salis aveva detto che nella sua cella c’erano topi, scarafaggi e cimici dei letti, che le avevano provocato una reazione allergica: ciononostante, la donna ha detto che il personale del carcere non le aveva fornito né creme né farmaci. Durante la prima settimana inoltre le erano mancati carta igienica, sapone e assorbenti, e nei mesi successivi è capitato più volte che non le fosse dato da mangiare per cena. I suoi genitori avevano detto di averla trovata «molto dimagrita» e «provata».
La Farnesina chiede all’Ungheria misure alternative alla detenzione in carcere. Il servizio penitenziario ungherese parla di “falsità” sulle condizioni di detenzione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani riferisce di aver saputo solo ieri delle manette a mani e piedi e precisa: «Orban non c’entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente». Il ministro Lollobrigida sostiene di non aver visto le foto della donna ammanettata: «Vado a vederle. Non commento cose che non ho visto». Tutte le opposizioni hanno chiesto un’informativa della premier Giorgia Meloni.