Cinque miliardi e mezzo e cinque pilastri per il “Piano Mattei” per l’Africa: istruzione, salute, agricoltura, acqua e energia, con «progetti pilota» che vanno dai centri universitari di eccellenza in Marocco alla produzione di biocarburanti in Kenya. L’ambizione, sullo sfondo, è di trasformare l’Italia in un «hub» per l’approvvigionamento energetico fra Africa e Ue. È il piano del governo Meloni sui «nuovi rapporti» con il Continente africano svelato al vertice ItaliAfrica in corso a Roma: uno dei primi eventi della presidenza italiana del G7 con la partecipazione dalle delegazioni di 46 Paesi, 15 capi di Stato e 8 capi di governo dal Continente.
Fin dal suo insediamento nell’ottobre del 2022, il governo di destra guidato da Giorgia Meloni ha ribadito la volontà di avviare un nuovo piano di cooperazione internazionale tra l’Italia e l’Africa. Il Piano Mattei è, infatti, l’espressione scelta dall’esecutivo per sintetizzare un piano strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, un piano energetico e sociale che richiama il nome dell’ex presidente Eni, Enrico Mattei, scomparso nel 1962. Riferirsi a lui serve a Meloni soprattutto per comunicare la volontà di fondare gli accordi di cooperazione con i paesi africani non su «modelli predatori» ma su forme di «collaborazione paritaria», due espressioni che ha usato spesso per descrivere il progetto.
Nell’intervento d’apertura Meloni ha rivelato le prime cifre: il “Piano Mattei” «può contare su una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali circa tre miliardi verranno destinati dal Fondo italiano per il clima, e circa due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazione allo sviluppo». Ci saranno dunque sia donazioni sia operazioni finanziarie, che prevedono invece prestiti. Sembra però che il governo abbia deciso di spostare sul “Piano Mattei” risorse già previste da altri fondi, senza aumentare realmente gli stanziamenti finanziari complessivi.
Meloni ha indicato alcuni dei progetti inclusi nel piano. Ha citato la realizzazione di «un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili» in Marocco: missione a cui da anni lavora la fondazione Res4Africa, fondata nel 2012 e sostenuta da grandi aziende pubbliche e private tra cui Enel, Terna, Intesa SanPaolo e Pwc. Ha citato anche un impegno in Costa d’Avorio per migliorare l’accesso ai servizi sanitari, «un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura» in Algeria, la costruzione di un centro agroalimentare in Mozambico, il sostegno alla produzione di grano, mais, soia e girasole in Egitto, la realizzazione di impianti di depurazione delle acque in Tunisia (programma avviato già nel 2020 da Eni).
Meloni ha parlato anche della «riqualificazione infrastrutturale delle scuole» in Tunisia, dove Eni è attiva già da anni con vari progetti proprio sulla ristrutturazione delle scuole e sulla loro alimentazione tramite energie rinnovabili. Coincide per lo più con un programma di Eni anche il progetto in Kenya «dedicato allo sviluppo della filiera dei biocarburanti».