Il Ramadan è iniziato senza che si sia concretizzata la tregua tanto attesa tra Israele e Hamas, mentre la comunità internazionale sta intensificando gli sforzi per far arrivare gli aiuti alla popolazione della Striscia di Gaza. Fino a domenica si era provato a raggiungere un cessate il fuoco con il coinvolgimento di Stati Uniti, Egitto e Qatar, anche per consentire lo svolgimento dei riti legati a uno dei mesi più sacri della tradizione islamica, ma i tentativi non hanno avuto successo. Il Ramadan prevede il digiuno dall’alba al tramonto. La pratica sarà seguita anche da moltissime persone nella Striscia di Gaza, nonostante la popolazione sia affamata dalla guerra.
Nel primo giorno di Ramadan, l’Egitto ha intensificato i lanci di aiuti sul nord della Striscia di Gaza. Lo ha deciso il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sissi, secondo quanto riportato su Facebook dal portavoce militare del governo. L’aeronautica egiziana, in collaborazione con gli Emirati Arabi Uniti, ha intensificato i suoi decolli dall’aeroporto di Al-Arish con tonnellate di cibo e materiale medico. Aiuti via aerea sono anche assicurati, in questi giorni, anche dalla coalizione internazionale con base in Giordania.
Il governo di Israele non ha accettato le richieste di Hamas, che includevano garanzie da parte dell’esercito israeliano sull’abbandono della Striscia di Gaza, il ritorno della popolazione nelle aree ora occupate dai militari dallo scorso autunno e la fornitura di aiuti umanitari. Secondo le autorità di Hamas, decine di bombardamenti israeliani hanno preso di mira diverse regioni del territorio palestinese, in particolare le città di Gaza a nord e Khan Younis e Rafah a sud. «L’inizio del Ramadan è coperto dalle tenebre, con il sapore del sangue e il fetore ovunque», ha dichiarato all’AFP Awni al-Kayyal, un 50enne sfollato a Rafah.
No truce in sight.
As Ramadan begins, the Israel-Hamas war rages on in Gaza and a dire humanitarian crisis is gripping the besieged territory. Aid groups say only a fraction of the aid required to meet basic humanitarian needs has been allowed into Gazahttps://t.co/SshyJwW3GO pic.twitter.com/0fBtkUeGWn
— AFP News Agency (@AFP) March 11, 2024
Dopo cinque mesi di guerra e oltre 31mila palestinesi uccisi secondo Hamas, la situazione nella Striscia di Gaza è assai critica: mancano acqua, cibo, medicinali e la maggior parte della popolazione ha dovuto abbandonare le proprie case, distrutte o rese pericolanti dai bombardamenti, mentre l’esercito israeliano ha proseguito la propria avanzata verso sud. I rifornimenti e gli aiuti internazionali faticano ad arrivare nella Striscia e sono comunque insufficienti per le necessità di tutta la popolazione. Il mese del Ramadan potrebbe complicare ulteriormente la situazione e per questo di recente si erano nuovamente intensificati i tentativi per raggiungere una tregua.
Nei giorni scorsi la possibilità di fermare i combattimenti era apparsa più concreta in seguito all’ennesimo tentativo di mediazione internazionale. Si era parlato di un possibile accordo per liberare alcuni degli ostaggi israeliani ancora tenuti prigionieri da Hamas a Gaza in cambio di prigionieri palestinesi detenuti da Israele. Scambio che non è avvenuto. Netanyahu continua a sostenere la necessità di eliminare completamente Hamas e le sue capacità di controllo sulla Striscia di Gaza prima di interrompere le operazioni militari.
La guerra avrà quindi un forte impatto sul Ramadan a Gaza, che non consiste solamente nell’astenersi dal bere e dal mangiare dall’alba al tramonto. Il Ramadan è anche un importante momento sociale, oltre che spirituale: dopo il tramonto, famiglie e amici si riuniscono, spesso in gruppi numerosi, per mangiare e festeggiare insieme. I luoghi di culto sono inaccessibili e anche tanti momenti di fede e solidarietà vengono meno. La celebrazione più importante del mese però è quella dei tre giorni che lo chiudono: l’Eid al-Fitr (Eid in arabo significa “festa” e Fitr “fine del digiuno”), in cui si tengono grandi banchetti in famiglia e si fanno donazioni caritatevoli.