L’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e raccomanda al Consiglio di Sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione». Il via libera del Consiglio di sicurezza è condizione necessaria per un’eventuale approvazione piena.
La risoluzione era stata presentata dagli Emirati Arabi Uniti ed è stata approvata con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astenuti. Ad esprimersi contro sono stati Argentina, Repubblica Ceca, Ungheria, Stati Uniti, Papua Nuova Guinea, Micronesia, Nauru e, naturalmente, Israele. Il vice ambasciatore all’Onu degli Stati Uniti, Robert Wood, ha criticato la risoluzione sostenendo che si tratti di un tentativo dei paesi arabi e della Palestina per «aggirare» il voto del Consiglio di Sicurezza. «Abbiamo detto fin dall’inizio che il modo migliore per permettere alla Palestina di diventare uno stato membro dell’Onu è attraverso delle negoziazioni con Israele. Questa rimane la nostra posizione», ha detto Wood.
L’Italia si è astenuta, così come la Germania e la Gran Bretagna, Svezia e Svizzera. «L’Italia condivide l’obiettivo di una pace globale e duratura che potrà essere raggiunta solo sulla base di una soluzione a due Stati con Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza entro confini riconosciuti e concordati. Riteniamo che tale obiettivo debba essere raggiunto attraverso negoziati diretti tra le parti e dubitiamo che l’approvazione della risoluzione odierna contribuirà all’obiettivo di una soluzione duratura al conflitto. Per questo motivo abbiamo deciso di astenerci», dice il rappresentante permanente italiano, ambasciatore Maurizio Massari.
Dal 2012 la Palestina è uno stato osservatore all’Onu. La risoluzione le concede una serie di nuovi diritti: per esempio, i suoi rappresentanti potranno partecipare alle discussioni su tutti gli argomenti (e non solo a quelli strettamente legati alla Palestina o al Medio Oriente), proporre autonomamente dei temi da discutere e prendere parte ai dibattiti e alla conferenze organizzate dall’Onu. La Palestina continuerà però a non poter votare le risoluzioni discusse dall’Assemblea Generale.
Il testo finale della risoluzione è stato comunque modificato rispetto alla proposta originale, per venire incontro alle richieste di paesi come gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Per esempio, è stato specificato che la concessione di maggiori diritti alla Palestina è da considerarsi «un’eccezione che non dovrà creare un precedente»: il chiarimento è stato aggiunto per evitare che la stessa procedura possa essere applicata anche ad altri paesi, come Taiwan, che da anni ha rapporti molto complicati con la Cina, o il Kosovo, che nel 2008 ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia.
Secondo vari osservatori l’adozione della risoluzione è stata una mossa perlopiù simbolica, e non significa che la Palestina diventerà automaticamente uno stato membro dell’organizzazione: l’eventuale adesione dovrebbe infatti essere approvata in primo luogo dal Consiglio di Sicurezza, un organo composto da 15 membri, di cui cinque permanenti e con diritto di veto (Cina, Russia, Stati Uniti, Francia e Regno Unito). Lo scorso aprile il Consiglio aveva respinto una risoluzione una risoluzione che chiedeva l’adesione della Palestina all’Onu, a causa del veto posto dagli Stati Uniti. La risoluzione adesso chiede al Consiglio di rivalutare la propria posizione.