Selettività alimentare, carenza di fibre e maggiore incidenza dei disturbi gastrointestinali. Ecco alcune delle problematiche alimentari che possono accomunare i bambini con disturbo dello spettro autistico. Allora è giusto chiedersi in che modo quello che mangiano i bimbi autistici possa migliorare la loro salute. Il primo passo è quello di valutare lo stato di nutrizione del soggetto e comprendere se il suo fabbisogno alimentare sia soddisfatto o meno, per poi realizzare un piano alimentare personalizzato. L’esclusione di glutine, caseina, zuccheri e lieviti, in alcuni casi, consente di migliorare sia i parametri biologici/biochimici sia i disturbi comportamentali e relazionali.
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A causa della vasta gamma di sintomi, l’autismo è ora definito disturbo dello spettro autistico (ASD) poiché copre un’ampia tipologia di sintomi, abilità e livelli di disabilità. L’autismo varia in gravità in base al livello di compromissione che limita l’autonomia nella vita quotidiana dei soggetti che ne risultano affetti. I bambini con autismo hanno difficoltà a comunicare, a comprendere il pensiero altrui ed hanno una difficoltà ad esprimersi con parole o attraverso la gestualità e i movimenti facciali. Oltre a soffrire di una elevata sensibilità nei confronti di rumori e suoni, i bambini autistici possono essere soggetti a movimenti del corpo ripetitivi e stereotipati, come dondolio o battito di mani. Inoltre, possono avere risposte insolite alle persone, attaccamenti agli oggetti, resistenza al cambiamento nella loro routine, o comportamento aggressivo o autolesionista. A volte possono dare l’impressione di non notare persone, oggetti o attività nell’ambiente circostante.
Un caso tipico di resistenza al cambiamento è legato all’alimentazione del soggetto affetto da disturbo dello spettro autistico. La selettività alimentare, ad esempio, è un problema rilevante che interessa 1 bambino su 2 affetto da autismo. Tipici comportamenti come la ritualità o la ripetitività inducono alcuni soggetti a prediligere esclusivamente alimenti del proprio colore preferito o in base a forma e consistenza, o ancora di pretendere la disposizione degli stessi nel piatto sempre uguale. Un ragazzo autistico è tendenzialmente avverso a sperimentare nuovi sapori a causa dello stile abitudinario e all’accentuata percezione del gusto e in generale dei sensi che lo contraddistingue.
Generalmente si riscontra, nell’alimentazione di un soggetto autistico, un apporto di fibre ridotto ai minimi termini soprattutto a causa della carenza di assunzione di verdure. Frumento (prodotti di panificazione , pizze, impasti per dolci, etc.) e prodotti di origine vaccina (formaggi, scamorze, ricotta, etc.), invece, andrebbero evitati e sostituiti. La caseina, dopo i 4 anni di vita, genera problematiche intestinali nel caso di bambini con autismo. La soluzione a tutto ciò è privilegiare il latte di soia o di avena (ricco di fibre). Nel caso del frumento è consigliabile la sua sostituzione con i cereali (orzo, riso, farro o quinoa).
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Gli studi sul microbiota intestinale sono innovativi ed estremamente utili, sono una nuova frontiera nello studio del disturbo dello spettro autistico. La scoperta delle interazioni tra sistema nervoso centrale ed enterico ha portato a definire la presenza di un asse intestino-cervello, che potrebbe influenzare sia parametri biologici/biochimici sia il comportamento. Sintomi e livelli di gravità sono assolutamente soggettivi nei pazienti affetti da autismo e hanno una vasta gamma di variabili che ancora a lungo saranno oggetto di numerosi studi. Senza dubbio dobbiamo uscire dall’ottica che esista una dieta valida per tutti, così come non esistono dei regimi alimentari universali che funzionano con tutti i bimbi autistici. Così come non ci sono dubbi che il supporto di una figura professionale specializzata in alimentazione e nutrizione può migliorare la qualità di vita del soggetto affetto da autismo e di riflesso dell’intera famiglia.